mercoledì 2 settembre 2015

L'ultima Caccia - Joe R. Lansdale

L'ultima Caccia - Joe R. Lansdale

02/09/2015: questo post è stato ripubblicato poiché cancellato inavvertitamente.

L'estate scorsa di questi tempi mi lanciai in una full immersion di letture dei romanzi di Joe R. Lansdale.
Mi sciroppai ventordici dei suoi romanzi tra cui la trilogia del Drive-In e tutti i romanzi della saga di Hap & Leonard.
Ed oggi sono qui per dire che dopo un anno, sono ricaduto nello stesso vizio.
Eppure ne ero uscito.
Ero riuscito a sfuggire alla sua prolifica penna, ai suoi racconti noir e sopra le righe, dai suoi personaggi sarcastici e violenti, dalle sue storie ambientate nella sferzante, cruda e talvolta desertica provincia rurale texana.
Mi è bastata la semplice recensione di un suo romanzo a farmici ricascare di nuovo, come quando all'ex fumatore offrono due tiri di sigaretta dopo una birra per compagnia.
Perché parliamoci chiaro, Lansdale è un autore che da' assuefazione.
Per fortuna, portafoglio a parte, non fa male come una sigaretta.
Ed eccomi quindi qui a parlare di uno dei tre suoi romanzi con cui mi sono intrattenuto nell'ultima settimana.
Lo scenario?
Non il classico noir condito da personaggi sbruffoni e violenti che Joe ci ha raccontato spesso e volentieri, ma piuttosto  andiamo verso un tema che lo scrittore texano sembra amare in maniera altrettanto evidente, ovvero il racconto di formazione adolescenziale.
Via di sinossi:

È il 1933: l'est del Texas è schiacciato dalla Grande Depressione. Richard Dale, un ragazzo di quindici anni che sogna di diventare scrittore, decide di affrontare un cinghiale selvatico che minaccia la sua famiglia, anche se perfino suo padre, grande campione di lotta, non è mai riuscito a sconfiggerlo. Si tratta di una bestia spaventosa, di proporzioni gigantesche, una creatura mitica, quasi soprannaturale. Finché, una notte, il cinghiale esce dalle nebbie del mito e si fa minacciosamente concreto, attaccando Richard nei suoi affetti piú profondi. Al ragazzo non resterà che accettare la sfida con le sole armi di cui dispone: l'astuzia e il coraggio. Al suo fianco avrà Abraham, il suo migliore amico, un ragazzo nero che sogna di tornare un giorno nella sua terra con una fama da grande guerriero. Dalla penna di Joe R. Lansdale, un racconto che reca in sé gli echi di Mark Twain e William Faulkner. Età di lettura: da 12 anni.
Possiamo considerare L'ultima Caccia come un racconto di formazione Mark Twain style ( citato anche dal giovane protagonista come lettura in corso d'opera ) dalla forte venatura favolistica.
Siamo lontani dalla cruda ed efferata violenza dei due libri di cui conto di parlare in futuro ( Freddo a Luglio e Il Lato Oscuro Dell'anima), ma il cattivo della situazione è un demonio comunque.
È un enorme cinghiale denominato il Vecchio Diavolo.
La narrazione si apre in una zona rurale del Texas orientale, durante gli anni della depressione.
Terra arida e povera, in cui si vive di stenti e di raccolto.
E' così anche per la famiglia di Richard, il giovane quindicenne protagonista di questa storia.
Un ragazzo che sogna di diventare scrittore, ma che sa che probabilmente dovrà passare la sua vita nei campi ad aiutare il padre che per racimolare dei soldi si presta come lottatore di fiera in tornei clandestini.
A turbare il raccolto e la famiglia di Richard ci penserà il Vecchio Satana, un enorme e leggendario cinghiale che sembra essere l'incarnazione del diavolo e che sembra persino insensibile alle pallottole.
Il ragazzo dopo un feroce attacco del cinghiale " indemoniato " alla sua famiglia, medita vendetta ed insieme al suo migliore amico di colore parte alla ricerca del cinghiale per riuscire dove nessuno era riuscito prima, ucciderlo.
L'ultima Caccia è un libro piuttosto leggero ed ermetico.
Forse alcuni personaggi ed alcune situazioni potevano essere narrate in maniera più corposa ed esaustiva.
Diciamo che Lansdale si è limitato a delineare ed arredarne i contorni, ma non ci ha perso tempo e pagine nel descriverceli.
I personaggi che circondano i due ragazzi protagonisti dai pochi accenni sono tutti suggestivi ed affascinanti, ma delineati in maniera effimera ed essenziale.
Prendiamo la famiglia di Richard, per esempio.
Il padre che si cimenta in combattimenti con altri uomini per raccattare denaro poteva essere uno spunto interessantissimo ( molto bella la parte in cui con i soldi guadagnati da un suo combattimento vinto manda regali alla sua famiglia tra cui una macchina da scrivere per Richard), ma capisco allo stesso tempo che essendo un romanzo di formazione c'era bisogno di toglierselo dai piedi per lasciare campo libero ai due ragazzi protagonisti indiscussi della vicenda.
Però nonostante risulti quanto meno scarno di contenuti e presenti numerosi personaggi al limite della didascalicità ( penso anche alla madre di Richard ed al fratellino Ike), devo ammettere che nella sua semplicità ho trovato questo romanzo adorabile.
Va bene che io amando i racconti di formazione ci sguazzo che è una bellezza, però questo libro mi è piaciuto moltissimo e mi è spiaciuto molto il fatto che fosse così corto e serrato.
Mettendosi di buona lena ( cosa che il romanzo invoglia molto a fare ), lo si finisce in poche ore.
 Insomma, ci troviamo davanti un classico racconto di formazione paragonabile ad uno qualsiasi dei tanti libri di narrativa giovanile, che pesca a piene mani anche dal fiabesco grazie ad una narrazione che è intrisa di buoni sentimenti e in cui aggettivi come sacrificio, coraggio, amicizia e avventura appaiono palesi e dove viene a mancare totalmente la volgarità e il minimo accenno sessuale e puberale.
Lo stesso cinghiale nonostante le fattezze reali, sembra più un personaggio immaginifico come il cattivo di una fiaba, che un vero e proprio villain tout court.
Ma d'altronde mi pare che la copertina in tal senso ammicchi anche parecchio.
Alla fin fine La Lunga Caccia risulta essere un libro leggero ma piuttosto avvincente.
Per me è un pollice su, assolutamente.

9 commenti:

  1. Nooo!!!
    Come mai si è cancellato?
    Mica è successo qualcosa sul lato tecnico??

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    1. Non lo so ancora, penso che inavvertitamente potrei aver cancellato il post tramite l'app blogger dello smartphone, che sono solito utilizzare per la stesura delle bozze dei post.
      O almeno credo.

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  2. Ma daiiii! :O
    Comunque, cerco di riformulare il mio commento "perduto" XD
    Lansdale è per me una bella scoperta recente, ho letto soltanto (per adesso) il meraviglioso In fondo alla palude e avrei voluto leggere in questi mesi Freddo a luglio, ma mi sono inabissata con Moby Dick (bello bello!) e tant'è :D
    Anche questo titolo finisce tra le future letture! ^^

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    1. Moby Dick sono stato lì lì per prenderlo non so quante volte, ma alla fine il fatto di conoscere a menadito la storia pur non avendola letta, mi ha sempre bloccato.

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    2. E però, e però... *__* Per me è da leggere!!! Ci sono passi meravigliosi di Melville! La storia che conosciamo tutti, da film deduco, è decisamente più strutturata nel romanzo, riserva belle sorprese a livello di approfondimento dei personaggi ad esempio, e non solo.

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  3. Anche iocontinuo la maratona Lansdale, Finito La morte ci sfida e atto d'amore sono ora al carro magico. Cerco di rispettare la cronologia rispetto alla loro pubblicazione. Salto a piè pari le serie. Solo romanzi singoli. Arrivo, devo dire che in fondo alla palude che è l'unico che avevo letto in passato, rimane per ora il migliore.

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    1. L'unico che si avvicina ad In Fondo Alla Palude è per me La Sottile Linea Scura, che a me è piaciuto anche di più.

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  4. Hahaha ho scritto arrivo mentre mia moglie mi chiamava e gli rispondevo...mou belin.

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