I seguiti dei romanzi di formazione in cui ritroviamo i personaggi cresciuti, raramente trovano la mia approvazione.
La casa del buio non è un'eccezione a questa regola, anzi.
E' uno dei libri più respingenti che io abbia mai letto, e non ho mai cambiato idea nemmeno dopo l'ennesima rilettura.
Per chi non lo sapesse, La casa del buio è il seguito de Il talismano.
Ed una volta che pubblichi un post su uno ( ormai eoni fa ), è giusto occuparsi anche dell'altro.
Ritroviamo il protagonista principale di quell'opera ormai adulto, ma molto diverso dal ragazzino protagonista del primo volume.
Dal punto di vista orrorifico parliamo di un romanzo parecchio creepy e disturbante, poiché il villain rapisce e miete vittime per lo più tra i bambini, con tanto di descrizioni parecchio forti, ma allo stesso tempo persegue una linea molto fantasy, nonostante i temi turpi.
Ora, quando parliamo di una trama che parla anche di mondi paralleli e bambini con poteri telecinetici, parlare di realismo è obiettivamente complicato, ma in questo libro ho fatto fatica a trovare credibili i personaggi.
Tutti, nessuno escluso, sembrano muoversi in un percorso fin troppo precostituito, ed anche il loro linguaggio, i gesti che compiono, ed il loro background in generale, difficilmente li assocerei al mondo reale.
A partire dai poliziotti che a volte si comportano come i personaggi di una serie tipo Distretto di polizia, fino al protagonista principale, che è fin troppo schivo e distante per essere un personaggio amabile.
Jack Viaggiante è diventato un adulto che non mi piace.
I due autori poi, evidentemente devono aver incontrato parecchi giornalisti stronzi nella loro vita, poiché qui ve n'è uno, che dire che è detestabile è persino poco.
Per non parlare del gruppo di motociclisti super acculturati, che parlano di Thomas Mann o che potrebbero tenere convegni sulla letteratura.
Insomma è un libro in cui diventa molto difficile provare empatia per i personaggi, che tutti, nessuno escluso, sono fin troppo sopra le righe ed eccessivamente teatrali.
Persino Henry Leyden, che è il personaggio più carismatico e che si vede lontano chilometri che è colui che i due autori hanno più amato scrivere, è molto difficile giudicarlo realistico.
Anche alcune soluzioni narrative sono eccessivamente ridondanti, se non proprio odiose.
Essendo un romanzo legato all'universo della Torre Nera, ritornano alcune dinamiche tra cui l'aiuto esterno del bianco, in maniera anche un po' facilona devo dire.
Però allo stesso tempo è sempre bello rivivere le atmosfere de i territori e del medio-mondo.
Il romanzo ha anche dei bei punti di forza: il prologo è molto bello, e ci sono alcune citazioni a poesie come Il corvo di Poe, o romanzi come Casa desolata di Dickens, che vengono usate in maniera molto carina nell'arazzo della storia.
Ed inoltre è davvero scorrevole, e le 700 e passa pagine vanno via che è un piacere.
E' una lettura d'obbligo per chi ha letto Il talismano, e per chi sceglie di avventurarsi nella saga de La torre nera, agli altri oggettivamente direi di pensarci bene, poiché i due autori hanno scritto di meglio.
A mio parere Il talismano era molto più bello.
Però come dico sempre, io sono una goccia nel mare del gusto, quindi esisterà parecchia gente a cui questo libro sarà piaciuto, ed anche tanto.
Vi lascio con la sinossi:
"A French Landing si aggira un mostro che adesca i bambini e li restituisce in parte. E c'è anche il vecchio Jack Viaggiante, che a dodici anni fuggì da questo mondo alla ricerca del Talismano che avrebbe potuto salvare la madre e che visse una folle avventura nella dimensione fantastica dei Territori."
Alla prossima!
Ne ho un pessimo ricordo, uno dei King che mi sono piaciuti di meno, devo dire che è passato molto tempo e i dettagli sono ormai sbiaditi nella memoria.
RispondiEliminaIo l'ho riletto parecchie volte, anche in previsione di parlarne qui, e devo dire che non ho mai cambiato idea.
Elimina