Ci ho messo un po' a leggerlo poiché Il Monaco si è rivelata una lettura piuttosto impegnativa, e quindi il mio post arriva un po' fuori tempo massimo.
Ormai nella bolla letteraria ne hanno parlato tutti, chi nei blog, chi nei siti di riferimento del settore, e sia sui social.
Basterebbe una sola frase per definire questo libro: Stephen King incontra Ed Bunker.
Parliamone dopo la sinossi:
Billy Summers è un sicario, il migliore sulla piazza, ma ha una sua etica: accetta l'incarico solo se il bersaglio è un uomo davvero spregevole. Ora ha deciso di uscire dal giro, ma prima deve portare a termine un'ultima missione. Veterano decorato della guerra in Iraq, Billy è tra i più abili cecchini al mondo: non ha mai sbagliato un colpo, non si è mai fatto beccare - una specie di Houdini quanto si tratta di svanire nel nulla a lavoro compiuto. Cosa potrebbe andare storto? Stavolta, praticamente tutto.
Non è la prima volta che Stephen King si cimenta in una storia che vira esclusivamente sul crime e sul pulp, basti pensare ad alcuni racconti pubblicati nelle sue raccolte o anche a libri come La metà oscura che in origine doveva essere un romanzo pulp ( non a caso tra un capitolo e l'altro del libro ci sono alcuni estratti del romanzo d'origine ).
King stesso più volte nei suoi saggi e nelle sue interviste cita spesso autori del genere come MacDonald, Westlake o Ellroy, e se vogliamo anche la trilogia di Mr. Mercedes almeno inizialmente è figlia dei romanzieri del genere.
Insomma, associare Stephen King alla narrativa crime, pulp, thriller o vattelapesca, non è una bestemmia.
Uno degli aspetti che più mi ha sorpreso, è che in questo libro non c'è nessuna deriva orrorifica e soprannaturale ( ok, c'è un cammeo dedicato a Shining, ma è poca roba ), come avveniva nell'ultimo libro della trilogia di Mr. Mercedes, chiusa con un modus operandi diverso ed inspiegabile rispetto ai due precedenti.
Chissà, magari con questo libro, King ha capito che non è obbligatorio che ci sia una commistione di generi, e che quindi può uscire dal suo seminato abituale.
Ed infatti la mia idea in tal senso è che la camminata oltre i confini dell'horror gli ha fatto bene, perché Billy Summers è un'opera più fresca ed interessante rispetto a molti dei suoi ultimi libri.
Sia chiaro, parliamo di un romanzo di genere, un'opera molto scorrevole ed action, ma che si rivela anche più profonda del previsto, anche grazie alla sapiente scrittura del personaggio principale, che personalmente ho trovato ben costruito.
E' tutto oro questo libro?
No, personalmente io l'ho trovato molto altalenante.
La parte action è piuttosto buona, secondo me.
Cioè è avvolgente e ben narrata, e spinge il lettore alla curiosità e trasmette la giusta suspence.
Non vedevo l'ora che Billy Summers portasse a termine il suo incarico e le relative conseguenze, che fin dall'inizio appaiono molto sfumate e pericolose anche per la sua stessa esistenza.
Ciò che non mi ha convinto sono le interazioni tra i personaggi, piuttosto veloci, con dei rapporti umani che si fidelizzano troppo in fretta in corso d'opera.
So che è un libro d'azione, e quindi non rappresentano lo snodo fondamentale, però non mi hanno convinto, devo dirlo.
Però per parlarne è necessario dare un minimo di contesto: Billy è un assassino di professione, ex marine, che per svolgere il suo ultimo incarico deve assumere una nuova identità e mischiarsi agli abitanti di una cittadina.
Ecco, diventa quasi subito il beniamino del quartiere.
Ok, si presenta come un aspirante scrittore, ma mi paiono esagerati tutti i salamelecchi dei vicini di casa.
Per carità, io non conosco molto le abitudini degli americani riguardo al buon vicinato, al massimo ne ho una parziale visione attraverso i telefilm o il cinema, ma a me, cotanta fiducia mi è sembrata implausibile.
Del tipo che i vicini lasciano tranquillamente che i loro figli piccoli giochino a monopoli nello scantinato di casa da soli con il nuovo arrivato o che se lo portino a spasso nelle loro gite.
No, non sono la Signora Lovejoy di turno, ma mi sembra una visione molto vecchio stampo quella di King, dubito che i genitori di oggi siano così bendisposti verso uno semi-sconosciuto, ma magari sbaglio io, chissà.
Insomma la parte iniziale di questo libro a me è sembrata parecchio romanzata.
E' così anche per quel che concerne la co-protagonista del libro, la cui conoscenza con il protagonista avviene in maniera turbolenta e frutto di una coincidenza che definire assurda è poco.
Insomma nel contesto narrativo le relazioni umane sono quelle che mi hanno convinto di meno.
Riguardo il resto, invece è un buon libro, ben più profondo di quel che appare.
Billy Summers è un personaggio ben strutturato.
Billy si finge uno scrittore, ma è anche quello che vorrebbe essere.
Si cimenta scrittore e trova gusto nel farlo.
Si rivela abile non solo nel tenere in mano un'arma, ma anche una penna.
King attraverso questo personaggio ci parla anche della struttura di una storia narrativa e lo fa con maestria.
L'autobiografia di Billy, in cui King utilizza come suo solito un font diverso, è decisamente la parte più bella di questo romanzo.
King è sempre abilissimo nei racconti di formazione, e tutta la storia relativa all'infanzia, all'arrivo in una casa famiglia, ed anche i capitoli dedicati all'arruolamento nell'esercito con relative missioni in Iraq, è parecchio incisiva.
Per certi versi, molto più della parte prettamente action del romanzo, che è fin troppo canonica, secondo me, e su cui c'è poco da segnalare, poiché il percorso narrativo è molto standardizzato.
Cioè è divertente, ben narrato, ma non meritevole di approfondimento, chi ha un minimo di infarinatura del genere, sa già cosa aspettarsi.
Qualche botto a sorpresa c'è, ma tutto sommato è molto lineare.
Menzione anche per il finale, che è piuttosto evocativo.
Insomma, non credo che King ruberà il mestiere ai maestri del genere, ma Billy Summers è certamente un libro scorrevole e divertente.
Insomma, un libro in cui i mostri sono tutti umani, ed in cui il tessuto della realtà è strappato, non da un fantasma o da un mostro con gli artigli, ma a colpi di pistola.
Alla prossima!
Insomma il nostro King non perde colpi.
RispondiEliminaIn questo romanzo li spara più che altro. XD
EliminaScherzi a parte, è un excursus in un ramo che frequenta di meno, quindi da una parte incuriosisce, ma dall'altra potrebbe anche deludere alcuni suoi fan.
Io mi sono divertito a leggere, ma non lo consiglierei come lettura crime, pulp o noir, oggettivamente ci sono narratori di quei generi che sono molto più bravi.
Buono a sapersi
EliminaDevo finirlo, quindi tornerò a leggere il post dopo.. ;)
RispondiEliminaSpero ti piaccia, io ho letto pareri molto divisivi su questo libro.
EliminaDopo la delusione di "Revival" non ho più letto nulla di King - che rimane uno dei miei miti di sempre.
RispondiEliminaCon questo mi state incuriosendo...
Pensa che Revival è il romanzo che mi è piaciuto di più tra quelli che ha pubblicato ultimamente. :-P
EliminaQuesta sensazione di elementi fuori dal tempo li sto riscontrando nei romanzi edimburghesi di McCall Smith. Non so come sia Edimburgo, né come ci viva la gente benestante, ma i protagonisti sembrano non avere cellulari o se ce li hanno li usano per telefonate occasionali, fuggevoli accenni a internet, addirittura la televisione sembra un oggetto estraneo. I personaggi vanno nelle gastronomie a fare la spesa, o addirittura a farsi fare i vestiti su misura... non so, sembrano scritti negli anni '70, invece sono in larga parte molto recenti.
RispondiEliminaBisogna capire se è una scelta stilistica, nel senso se gli autori hanno deciso di impostare le loro storie in questo modo, o se davvero vivono in un piccolo pezzetto di mondo molto diverso da quello attuale.
EliminaComunque non conosco Smith quindi andrò ad informarmi sulle sue opere.
Noto che in quell'autore è morto importante il senso dell'identità legata a un luogo, in questo caso la scozzesità e in particolare l'essere di Edinburgo. Dunque emerge viva l'importanza di una cultura comune che unisce persone che provengono o vivono nello stesso posto. La globalizzazione è in effetti qualcosa che va a minare tutto questo, ma l'autore non ne palra esplicitamente contro. Piuttosto cerca di far emergere quello che non dovrebbe sparire, a costo di andare nel cliché, o comunque di esagerare. Questa è un'idea che mi sono fatta io. Magari è anche un modo di vivere dello scrittore (70enne) e i personaggi in qualche modo gli somigliano, infatti si comportano come se fossero più vecchi di quel che in realtà sono, o come se appunto vivessero negli anni '70.
EliminaDa una parte apprezzo questo discorso e lo condivido, ma al tempo stesso mi pare ci sia una forzatura e in uno scrittore mi piace vedere anche una descrizione della realtà e dei tempi così come sono. Comunque sono considerazioni mie (e anche fissazioni forse) e comunque quello scrittore mi piace.
No, ma figurati, io la penso come te.
EliminaPerò anche nella realtà di tutti i giorni, conosco persone che rifuggono dalla modernità e dalla tecnologia, quindi chissà, se alcuni autori preferiscono ambientare le loro storie in un determinato contesto retrò, è una cosa che mi sento di accettare con serenità, però boh, nel caso di una storia narrata l'effetto finzione è dietro l'angolo e non sempre credibilissimo.
Torno letto il libro. Originale fino metà. Poi, a mio avviso, fuori dalle corde del consueto King. Il killer perfetto chiamato Houdini, che va ad incastrarsi in qualcosa di decisamente troppo anomalo. Non l'ho trovato intrigante tranne che per il doppio finale. Aridateme King!!
RispondiEliminaIo l'ho trovato fin troppo canonico come opera Crime, però tutto sommato mi sono divertito.
EliminaRispetto a Later e quello scritto in coppia con il figlio, qui almeno ho trovato qualcosa di più fresco.
Dopo molti anni non ho preso un libro di King subito, appena uscito. Non so... mi sono un po' scocciato di leggerlo in questa salsa. Però credo che alla fine, ovviamente, lo prenderò e lo divorerò. L'importante è che a un certo punto non spunti Holly Gibney. Perché non spunta, vero?!
RispondiEliminaNo, tranquillo, di Holly nessuna traccia, per fortuna!
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