giovedì 13 gennaio 2022

Il banditore - Joan Samson

Prima di parlare della mia ultima lettura dell'anno 2021, volevo un po' spiegare la mia assenza dalla blogosfera ( anche se dubito se ne sia accorto qualcuno o che sia una cosa che possa interessare più di tanto ).
Non ci sono grossi motivi alla base, se non che sto preferendo spendere il mio tempo in altre cose, persino più banali del leggere libri o divulgare, per certi versi.
Sta anche venendo meno la possibilità di leggere e comprare libri.
Ecco, questo è un problema grosso quanto una casa.
Ormai nel mercatino dell'usato sta diventando raro che io trovi qualcosa che mi interessi, mentre per ciò che riguarda i romanzi in prima edizione, ma anche le librerie fisiche in generale, è altrettanto raro che io abbia la possibilità di spendere quei 20 Euro canonici per ogni libro, previa un'attenta e scrupolosa selezione.
Ecco perché ultimamente per me sta diventando così difficile trovare argomenti per scrivere su questo spazio.
C'è anche un'ultima componente aggiuntiva: mi sto sempre più disinnamorando di Internet, dei social ed anche della blogosfera, che sta andando sempre più verso interessi e disgressioni, che sento non mi interessano più.
Però chiudiamo questo preambolo ed andiamo verso discorsi più attinenti alla natura di questo blog.

Come dicevo inizialmente Il banditore è stata la mia ultima lettura del 2021 ed anche il mio ultimo acquisto di genere librario.
Ci sono arrivato dopo un'attenta selezione, e sapendo di poter spendere denaro in una sola opera, ho scelto quella più nei miei canoni.
Ovvero non quella migliore, ma quella che desideravo più leggere.
Ho sempre dato priorità all'horror nella mia vita letteraria, e sempre sarà così.
Per quanto sia una prima edizione, l'opera di Joan Samson è un libro del 1975.
La prima volta che mi ci sono imbattuto è stata frutto del caso.
Comprai l'ultimo libro di King e come segnalibro vi era la pubblicità di una nuova collana da libreria della S & K denominata Macabre con la presentazione di tre romanzi, tra cui questo.
Quando ho letto la sinossi, e visto che si trattava di un romanzo horror di stampo rurale, l'istinto mi ha teleguidato verso quest'opera, e con il senno di poi ho fatto più che bene.


L'edizione è curata e molto carina.
La filigrana rossa, il packaging molto compatto e la copertina molto suggestiva, rendono questo libro molto bello anche dal punto di vista estetico.
Certo, il prezzo è un po' caro, ed è innegabile.
E visto il problema delle materie prime, questo sarà uno dei temi cardini dei prossimi anni.
Non so quanto in futuro la gente sarà disposta a tollerare aumenti su aumenti per quel che concerne libri, fumetti e graphic novel.
Ma non è tempo e luogo per simili quesiti, ed andiamo di sinossi:


Nell'isolata comunità agricola di Harlowe, nel New Hampshire, la vita è cambiata poco negli ultimi decenni. Ma dal momento in cui il carismatico Perly Dunsmore arriva in città e inizia a sollecitare donazioni per le sue aste, le cose cominciano lentamente e insidiosamente a mutare. ...

La prima domanda che bisogna porsi è questa:
Fu vero horror?
No, Il banditore, per me, non è un romanzo dell'orrore, ma un libro sulla paura.
E no, non c'entra un'acca con Cose Preziose, come ho letto da più parti.
Leland Gaunt era una figura arcana, mentre Perly Dunsmore è fin troppo umano.
Se proprio vogliamo trovare delle associazioni, ci dobbiamo rivolgere o all'episodio dei Simpsons della monorotaia, o a Midnight Mass, con cui quest'opera in quanto ad atmosfera cittadina ha molto in comune.

" Cosa sei disposto a perdere ? " diceva Jovanotti in una sua canzone, è anche il quesito che si pone Paola Barbato nella prefazione, ed è probabilmente la chiave di volta di questo romanzo.

L'opera è ambientata in una minuscola cittadina rurale del New Hampshire.
L'atmosfera è tipica di molti romanzi, ma anche di molti telefilm americani ambientati in piccole cittadine.
Cioè, contesti isolati, e possibilità di aggregazione solo per messe, dibattimenti, aste comunali o le spese nell'unico market della zona.
Improvvisamente in questa comunità, appare questo individuo, un banditore che con la scusa della solidarietà, si insinua lentamente nella comunità.
Lo fa con metodi subdoli e melliflui, chiedendo prima alla comunità oggetti in disuso nelle cantine e nelle soffitte, ma arrivando settimana dopo settimana a depredare le famiglie di ogni suo bene.
Lo fa con metodi molto squadristi e mafiosi, tanto che il substrato di questo libro, diventa credibile, pur nell'incredulità a prima vista dell'opera.
Pensiamoci bene, non è così che funziona il pizzo?
Ma non è soltanto il tratto distintivo della Mafia, Mano Nera, 'Ndrangheta, Yakuza, ecc.ecc.
Quanti politici, rivoluzionari, fomentatori di guerre civili, con la scusa di fare del bene o del migliorare le condizioni dei popoli, utilizzano metodi da squadrismo?
Ecco, Perly Dunsmore utilizza una psicologia e dei mezzi simili.
Non a caso, cosa fa con i primi soldi guadagnati dalle aste?
Assume vice-sceriffi a iosa.

La famiglia Moore, protagonista di quest'opera si vedrà privare ogni giovedì di un pezzo della propria vita, inizialmente roba poco impegnativa, ma via via si vedrà privata di ogni bene e sostentamento, con la minaccia finale di vedersi portare via anche la propria figlia infante.

Il Banditore è un gran bel libro che cresce lentamente, con il crescere della tensione e della frustrazione dei protagonisti.
Il finale forse è un po' anticlimatico, ma è un finale giusto.
Non posso dire di più, ma finisce come finiscono molti contesti simili.

E' un vero peccato che Joan Samson non abbia potuto pubblicare altro.
E' morta giovane ed era già ammalata quando ha scritto questo libro.
Chissà quante altre belle opere avrebbe potuto scrivere.
Di sicuro, per quel che mi riguarda, è stata una gran bella lettura, che consiglio senza riserve.


Alla prossima!






6 commenti:

  1. La tua assenza, in realtà, io l'avevo notata perché mi ero iscritta al tuo blog proprio durante il periodo natalizio, quando andò in iato.

    Ti auguro di continuare a trovare interessi e valvole di sfogo che ti gratifichino, che siano libri o altro, fuori o dentro il Web.

    Non conoscevo qusto romanzo. Mi ha intrigata quello che hai scritto sul fatto che non sia un romanzo dell'orrore, bensì sulla paura.

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    1. Ti ringrazio molto!
      Finché leggerò ed avrò argomenti scriverò, il giorno che non avrò più nulla da dire, tacerò in maniera imperitura. :-)

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  2. Ciao, sono Valerio, anche io avevo notato l'assenza e sono felice di ritrovarti! Ti auguro di non perdere mai l'amore per i libri, alla fine sono sempre ottimi compagni di viaggio... io non saprei come fare senza di loro! In effetti i costi aumentano e di libri buoni se ne trovano pochi in giro, io mi sono orientato sui classici, ti consiglio Zola, il ventre di parigi è un libro magnifico e spaventoso allo stesso tempo! Per quanto riguarda l'horror ti consiglio Algernon Blackwood, ma sono sicuro che già lo conosci. Spero in ogni caso di continuare a leggerti, daje!

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    1. Grazie Valerio!
      Blackwood lo conosco, ma ho letto solo qualche racconto trovato in raccolte varie, prima o poi conto di recuperare tutte le sue opere.
      Andrò a cercare e successivamente mettere in lista anche il libro di Zola.
      Purtroppo ultimamente nelle bancarelle d'usato che frequento circola poca roba di mio interesse, ma io persevererò.
      Altrimenti mi dovrò accontentare di comprare un libro in libreria una tantum.
      Ho una buona lista di libri che desidero leggere, purtroppo non è facile entrarne in possesso senza una buona dose di moneta.
      Al limite mi metterò a rileggere roba, cosa che sto facendo anche adesso.
      Non a caso il mio prossimo post sarà dedicato proprio ad un libro di King che sto rileggendo in questi giorni.

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  3. Estrapolandola dal suo contesto rurale e scaraventandola nel nostro presente, si direbbe che questo libro affronti un tema anche piuttosto attuale.
    P.S.: non credere che le tue lontananze non si notino. Noi bloggers siamo abitudinari nella nosytra quotidianità e se qualcuno scivola troppo in basso nei blogroll ci si sente subito a disagio...

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    1. Sì, è un romanzo piuttosto attuale.

      Quella è una riflessione che faccio spesso anch'io quando vedo blog ormai in disfacimento, a me però sta venendo meno la voglia di essere parte di un collettivo, ormai mi limito ad essere uno della massa silenziosa che legge i blog altrui, ma che non partecipa più o che non ha più stimoli, se non nella necessità di informare o essere informato.

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