"...E Cesare perduto nella pioggia
sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina
e rimane lì a bagnarsi ancora un po'
e il tram di mezzanotte se ne va
ma tutto questo Alice non lo sa. "
Ho scoperto da poco che in un verso di una delle canzoni di De Gregori che mi piacciono di più viene citato un episodio veramente accaduto a Cesare Pavese, quando innamoratosi perdutamente di una famosa ballerina stette inutilmente ad aspettarla sotto la pioggia tanto da ammalarsi.
Se anche De Gregori è stato colpito da quest'individuo qualcosa vorrà dire, perché anch'io ultimamente credo di essere pazzo d'amore per le sue opere.
Di solito non ritorno mai nel luogo " letterario " del delitto, poiché in genere mi piace parlare in questo spazio di autori sempre diversi, King a parte, ma La casa in collina è un libro che mi ha colpito nel profondo, e Pavese di cui ho già parlato qualche mese fa, si candida sempre più ad essere uno dei miei autori preferiti di sempre, tanto che ho sentito l'esigenza di buttare giù due righe su La casa in collina.
Andiamo di sinossi:
La storia di una solitudine individuale di fronte all'impegno civile e storico; la contraddizione da risolvere tra vita in campagna e vita in città, nel caos della guerra; il superamento dell'egoismo attraverso la scoperta che ogni caduto somiglia a chi resta e gliene chiede ragione. "Ora che ho visto cos'è la guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: "E dei caduti che facciamo? Perché sono morti?" Io non saprei cosa rispondere. Non adesso almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero". La grande intuizione delle ultime pagine de "La casa in collina" sarà ripresa e portata alle estreme conseguenze artistiche e morali nell'altro grande libro di Cesare Pavese, "La luna e i falò".
Ognuno di noi, credo, ha sentito narrare da qualche parente o conoscente, racconti sugli orrori della seconda guerra mondiale, racconti sui bombardamenti o come nel mio caso, le vicissitudini dei miei genitori, in quell'epoca poco più che bambini, di quando erano sfollati e dovettero fuggire in campagna perché i quartieri dove vivevano venivano bombardati.Molti di questi racconti mi sono tornati in mente mentre leggevo questo libro, perché al di là della guerra, dei bombardamenti, delle truppe tedesche, di quelle fasciste o della lotta sovversiva dei partigiani, la gente in questa storia continua a vivere nonostante tutto ed anche trovare il modo di amare, sbarcare il lunario ed ad andare avanti, nonostante le sirene, ed i rumori delle bombe e dei fucili tra le montagne.
Pavese in questo racconto riesce a raccontare di tutto questo con incredibile serenità e pacatezza, ed anche quando le vicissitudini si fanno più serie ed ombrose, riesce a mostrare la normalità dell'esistenza.
La casa in collina è semplicemente un romanzo incredibile.
E' vero, Pavese non è un autore per tutti, io ritengo anche abbastanza naturale che qualcuno possa venire a dirmi che nei suoi romanzi succede poco o nulla, che spesso si narra di uomini interessati solo a stendersi sui prati con l'amata di turno, spesso fancazzisti o in fuga dalle responsabilità, o che generalmente si parli di paesi rurali e sperduti di campagna, o di esuli in una spiaggia del sud, e credetemi vi capisco, ma cosa vi perdete!
Quanta umanità e riflessione nei suoi personaggi, quanta bellezza, e poi, che prosa incredibile quella di Pavese.
Particolarmente consigliato a chi ama le storie di vita rurale alla Kent Haruf o alla Bradbury de L'estate Incantata, o anche a coloro che amano le ambientazioni pre o post seconda guerra mondiale.
Com'era la vita di paese al tempo della seconda guerra?
Così, vi direbbe Cesare.
Leggete le sue storie, e soprattutto state ad ascoltare le storie di vita vissuta dei nostri parenti più anziani, perché un giorno quelle storie non saranno più raccontate ed andranno via con loro.
Io stesso rimpiango di non aver ascoltato di più le storie che i miei avevano da raccontare e che oggi non possono essere ascoltate più.
Alla prossima ( ? )!
Pavese è uno di quegli autori che devo assolutamente approfondire
RispondiEliminaBeh, male non faresti, secondo me. :-)
EliminaPavese è un mito della letteratura italiana, purtroppo in amore non fu tanto fortunato. Proprio per niente.
RispondiEliminaSì, ho letto molto di lui come persona ultimamente, un vero peccato, anche per la sua fine scelta.
EliminaResta comunque un gigante.
eppure ho letto poco di lui
RispondiEliminaEro sulla tua stessa barca fino a nemmeno un anno fa.
EliminaOggi sono felicissimo di averlo conosciuto. :-)
Mio padre aveva prestato La luna e i falò a mia cugina per la maturità, quando ancora era in Calabria. Dopo più di vent'anni è passata a restituirlo. Una scena che aveva del surreale.
RispondiEliminaNon solo surreale, ma a suo modo anche molto bella ed evocativa.
EliminaI miei nonni erano piccoli ai tempi della seconda guerra mondiale (quello materno, più giovane, era del '33, quello paterno era poco più grande), quindi mi hanno raccontato poco se non che si mangiavano tutto perché c'era tanta fame... ma erano più ricordi legati al dopoguerra. Per loro fortuna stavano tutti in piccoli paesini, quello paterno addirittura in una paese sperduto in montagna in Abruzzo. Per questo, se leggessi il libro, potrei trovare qualche analogia coi loro racconti.
RispondiEliminaE' così.
EliminaPavese racconta proprio la normalità di quel periodo anormale.
Anche i miei patirono la fame, all'epoca.