mercoledì 29 novembre 2017

La Casa Del Diavolo

« Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant'anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola. »
L'incubo Di Hill House - Shirley Jackson

Da che io ricordi c'è sempre stata.
Ed è sempre stata cosi.
Io sto invecchiando e lei sta invecchiando con me.
Magari io morirò e lei sarà ancora lì, che si ergerà decadente ma ancora maestosa.
Per il decoro cittadino non sarebbe un bene, ma per ciò che ha rappresentato nella mia infanzia e nei miei ricordi, forse egoisticamente sarebbe meglio così.
Perché essa è stata un elemento cardine ed immaginifico della mia fantasia e di chissà quanti altri della mia generazione.
Perlomeno di quelli che vivevano nelle mie zone.
La chiamavamo La Casa Del Diavolo.
Ed ognuno aveva una sua storia da raccontare, una sua esperienza o quella che gli era stata raccontata da un fratello, un cugino, un parente, un amico o un amico dell'amico.
Credo che sia nata dal passaparola questa sorta di leggenda metropolitana e di nomea che perdura ancora adesso, ma solo nella mente di noi quarantenni/trentenni.
La sua leggenda sta svanendo, ma perdurerà finché qualcuno la ricorderà.
Eppure questo edificio in disuso esiste e persiste ancora adesso dominando gran parte del viale.

In origine dovrebbe essere stato un pastificio che andò distrutto negli interni a causa di un incendio che causò morti e feriti.
Da lì iniziarono i racconti che diedero inizio alla nomea che si portò in dote.
Operai che anche dopo mesi vedevano fiamme o vedevano fantasmi di vittime carbonizzate, strani rumori negli appartamenti vicini che si diceva nessuno voleva comprare o affittare, gente che spariva all'interno e non veniva più ritrovata ed altri migliaia di racconti che noi ragazzini assorbivamo con miscuglio di paura ed esaltazione.
E' un po' come la mia personale casa stregata di Benefit Street di Lovecraft, come la Marsten House di Stephen King, come la Hill House di Shirley Jackson o la casa degli Usher di Edgar Allan Poe.
C'è sempre una casa/palazzo/manufatto/costruzione negli incubi e nel cuore di un ragazzino.
Ed a volte alberga nell'eternità dei ricordi.
Così com'è lei per me.

Alla prossima!


martedì 14 novembre 2017

Consigli per gli acquisti: Abbiamo Sempre Vissuto Nel Castello / Lizzie - Shirley Jackson

Qualche settimana fa scrissi su Twitter che io di Shirley Jackson avrei letto anche la lista della spesa.
Non cambio idea su quello che scrissi, anzi ci aggiungo che riuscirebbe a procurarmi disagio ed inquietudine anche solo narrando delle sue gesta mentre affetta le carote o il prezzemolo.
Ed è un vero peccato che di un'autrice di così elevato talento noi lettori ci siamo potuti gustare così poco.
Shirley ha una scrittura elegante ed invidiabile ed anche quando le sue storie non hanno elevati picchi di climax riescono a trattenere l'attenzione del lettore fino all'ultima frase ed anche oltre.
Ecco, questo è un aspetto fondamentale.
Ci sono libri che appena li chiudi li impili in libreria e la tua storia con loro finisce lì, magari relegata ad un futura lettura appena verrà meno la memoria storica.
Altri invece circumnavigano nel tuo cervello per giorni e giorni ed è a quest'ultimi che appartengono le storie d Shirley Jackson.
Storie ambigue che ti spingono ad una riflessione analitica.
Per me questo vale tanto.

Oggigiorno siamo invasi da letteratura semplice ed orizzontale, ma sono poche quelle storie che scavano nell'animo umano e vanno in profondità, soprattutto nell'ambito horror e gotico.
Questi due romanzi non li assocerei all'horror nel senso più mainstream del termine, ma di sicuro lasciano un'impronta molto più marcata di molte mostruosità e vari esseri soprannaturali.
Qui il male alberga dentro.
E' insito in noi e in chi ci circonda.
Abbiamo Sempre Vissuto Nel Castello e Lizzie hanno una trama molto basica e monocorde e procedono fino alla fine senza particolari momenti di suspence e questo a prima vista può sembrare un difetto, ma ti seducono seminando dubbi ed inquietudini su ogni aspetto della storia e dei suoi splendidi e complessi personaggi.
Tuttavia se cercate dei libri d'evasione e con una struttura a livelli molto cinematografica con villain e crescendo finale siete nei libri sbagliati e lascerei perdere.

L'edizione dell'Adelphi è sempre curatissima per ciò che concerne la confezione, ma ahimè il prezzo di questa casa editrice è sempre molto alto per quel che concerne le proprie pubblicazioni anche quando si tratta di romanzi degli anni '50/60 come in questo caso.

Ah, Shirley vorrei che tu avessi scritto cinquanta romanzi.
Li avrei letti tutti, te lo giuro.

Alla prossima!


sabato 4 novembre 2017

Parliamo della paura, io e voi

Parliamo della paura, io e voi.
Questo splendido incipit della prefazione di A Volte Ritornano di Stephen King che io rileggo almeno due, tre volte l'anno, mi da spunto per parlare proprio di questo argomento che può essere analizzato da molte angolazioni sia cinematografiche/letterarie che non.
Perché la paura fa parte di noi, ed anche i più grandi eroi non ne sono esenti.
Temiamo tutti qualcosa.
Da adulti le nostre paure sono molto più reali e pragmatiche.
Paura di perdere il lavoro, delle malattie, della perdita dei propri cari, del terrorismo, dell'invecchiamento, della candida o dell' HIV dopo una scopata senza preservativo o di quel neo che magari un giorno ci ucciderà.
Da bambini sono molto più irrazionali e circoscritte.
Persino incomprensibili e misteriose, in molti casi.
E' un argomento che mi è tornato in mente mentre vedevo la trasposizione cinematografica di It e mi domandavo sotto quale aspetto mi sarebbe apparso.
Mi sarebbe apparso come Clown? Come Lupo Mannaro? Come il senzatetto che voleva fare a Eddie un pompino?
C'è sempre stato qualcosa del pedofilo e del molestatore dietro l'aspetto clownesco e mostruoso di It ( ma è anche ovvio visto che la figura di It nelle vesti clownesche di Pennywise è ispirata a John Wayne Gacy uno stupratore/serial killer che nel "tempo" libero era solito partecipare alle feste di beneficenza vestito da clown ).
Voi vi siete posti questa domanda?
Che risposte vi siete dati?
Avevate delle paure infantili?
Ho fatto un indagine tra i miei ricordi e ne ho trovate diverse.
Alcune erano legate a fatti reali, ma molto più spesso derivavano da immagini cartacee e/o cinematografiche.
Alcune mi hanno accompagnato persino fin quasi l'adolescenza.

Le primissime vengono dalle pagine dell'enciclopedia/libri per ragazzi I Quindici.
La favola di Zio Lupo e la figura in primo piano del mandrillo sono dei veri e propri traumi infantili per il sottoscritto.
Mio fratello e mia sorella li usavano contro di me tutte le volte che diventavo molesto o soltanto per stuzzicarmi.
E devo dire che funzionavano sempre.
Molto di più delle " minacce " di mia madre che mi avrebbe mandato al collegio oppure che avrebbe chiamato gli zingari per portarmi via insieme a chissà quante altre ed eventuali classiche frasette per ammansirmi che tutti quanti abbiamo sentito in loop miriade di volte e che poi una volta adulti riusiamo con un minimo di aggiornamento attuale verso i nostri fratellini/figli/nipotini vari.

Avevo anche paura di Lupo Ezechiele quindi posso ipotizzare che It mi sarebbe apparso in forma lupesca.
Mentre stranamente il lupo di Cappuccetto Rosso non mi faceva né caldo né freddo.

Avevo un rapporto conflittuale con l'acqua marina.
Da piccolino mi stavo soffocando con il boccaglio di una maschera che mi sono infilato fin quasi in gola mentre giocavo sulla battigia con un pupazzetto di Goldrake ( andato perso tra le onde tra la confusione generale).
Ho ricordi confusi di quell'episodio, ma ricordo ancora la sensazione di soffocamento ed i conati di vomito con gli occhi rivolti verso il mare con le onde che sembravano bearsi di ciò.
Il mio secondo rapporto conflittuale con l'acqua avvenne quando decenne caddi nel porto della mia città.
Con altri ragazzini andavamo a caccia nei massi di conchiglie e lumache di mare quando decisi di saltare su uno scoglio bagnato e ricco di muschio scivolando letteralmente in acqua.
Dovettero tirarmi su in due visto che io non riuscivo ad arrampicarmi ed ero completamente terrorizzato.
La paura di quello specchio d'acqua mi è rimasta per anni ed ancora adesso se ci passo a pochi metri di distanza provo una minima sensazione d'angoscia, come se la cosa non mi avesse abbandonato del tutto.

Avevo paura che la macchina di mio padre saltasse in aria durante l'accensione o mentre apriva lo sportello.
Questa è meno assurda di quanto si pensi.
Sono nato e cresciuto in un periodo in cui nella mia città vi era una e propria guerra di mafia con centinaia e centinaia di morti ammazzati ( anche nel mio quartiere ) e da infante avevo paura potesse capitare anche alla mia famiglia tramite una bomba.
Non so il perché dell'associazione ma ricordo proprio il momento in cui mio padre inseriva la chiave nella nostra Fiat 131 ed io che pensavo: " ecco, ora fa Boom! ".

Il gioco di luci dei fari delle auto che creavano ombre mostruose nella camera dei miei cugini che mi ospitavano durante le estati delle medie.
Alcune volte sembravano quasi assumere forma umanoide.
Ed avevo undici anni, mica cinque.

Il mio cortile al buio.
Quando la sera verso le 21 tornavo a casa dal Bar dove andavo a giocare ai videogiochi c'era un punto nel mio cortile a ridosso di una scala che era quasi completamente al buio e che io mi facevo sempre correndo.
Non ne ho mai compreso il motivo visto che la luce lì era scarsa ovunque, ma in quel punto era come se percepissi qualcosa che non andava.

Avevo paura delle siringhe e farmi una puntura era una vera e propria impresa, ma credo che questa sia una paura che appartiene a migliaia di altri individui.

Una scena del film Phenomena mi terrorizzò per settimane.
Esattamente quella in cui le lucciole arrivano in aiuto dell'allora giovanissima Jennifer Connelly ed a migliaia invadono la faccia del villain del film.

Una delle scene iniziali di Laguna Blu ed esattamente quella in cui i due giovanissimi protagonisti trovano morto l'anziano cuoco che si prendeva cura di loro.
La scena in cui voltavano il cadavere e dalla bocca spalancata saltavano fuori dei granchietti mi spaventò moltissimo.

Indiana Jones ed il tempio maledetto mi inquietò molto di più di Nightmare, Shining o L'esorcista.
Per me quel film è horror puro.
Ed alcune scene del film mi fanno ribrezzo anche adesso ( la scena con gli scarafaggi me la sognavo di notte ).

Alien di Ridley Scott.
Inutile dire quale scena. Forse la scena madre horror per eccellenza.

E' strano che spesso mi abbiano fatto  paura dei film non associabili alle pellicole horror.
Forse perché comunque in un horror arrivi già preparato e sai già cosa aspettarti, mentre in quelle pellicole venivi colto di sorpresa.
Oppure semplicemente perché è sempre stato il mio genere preferito e quindi non riuscivo a temere del tutto qualcosa che in fondo mi affascinava e che amavo.
Sono sempre stato sedotto dal mostro e dal male.
Se fossi stato il personaggio di un film, io sarei di sicuro il morto del prologo o della prima scena ( tranne quando a rubarmi la parte sarebbero stati il nero di turno o la bonazza in costume o in reggiseno ).

Alla Prossima!