martedì 30 giugno 2015

Kirara - Toshiki Yui

Qualche giorno fa guardavo la libreria e pensavo a quale potesse essere il libro o il fumetto che ho ripreso più spesso in mano in quest'ultima decade.
It, la saga della Torre Nera o uno dei ventordici romanzi di King?
Il Signore Degli Anelli di Tolkien?
La Regina Dei Draghi o Tempesta di Spade di George R.R.Martin?
Sandman di Neil Gaiman?
No.
Dobbiamo volgere lo sguardo ad oriente, mi sa.
Quindi Video Girl Ai o Berserk?
No, è un manga molto più easy, più pepato e con i culi e le tette in bella mostra molto più della Ai, Moemi e Nobuko di Katsura.
E' un manga semisconosciuto di nome Kirara.
Come mai?
Semplice!
Su quel manga mi ci facevo e mi ci faccio le seghe. :-P
Scherzi a parte, è tutto merito del caso che ha determinato che Kirara si trovi nell'angolo della libreria più a portata di mano, ed essendo piuttosto breve è anche il primo che mi viene naturale prendere e rileggere nei ritagli di tempo.
E considerando che le copertine dei volumi sono al limite della disintegrazione, ipotizzo che i ritagli di tempo che gli ho dedicato sono molteplici.
Il che mi porta a pensare che sarebbe anche ora di dedicargli un breve post.
Partiamo, va'.
Kirara è un manga composto da sei volumi di 200 pagine ciascuno che venne pubblicato tra la fine del 1999 e gli inizi del 2000 dalla Planet Manga al prezzo di 6.900  lire.
 Venne realizzato da un autore che all'epoca era famoso per due cose soltanto:
- l'utilizzo massiccio della Computer Graphic nei suoi disegni.
- i suoi manga erotici.
Kirara ovviamente contiene in maniera abbastanza evidente ( ma era naturale) entrambi gli elementi, anche se appartiene più al filone commedia sentimentale/soprannaturale/sexy tanto in voga in quegli anni.
Possiamo affermare che Kirara è stato uno degli ultimi manga a sfruttare la scia di opere immortali come Lamù, Orange Road, Videogirl Ai che all'epoca spopolavano.
Essendo un fan di queste opere, appena lessi l'incipit ed ebbi intravisto un tema a me molto caro e familiare come la commedia sentimentale adolescenziale, l'acquisto divenne obbligatorio.
Diciamo subito che il manga di Yui non aggiunge nulla al genere, ma anzi ci si butta a pesce rispettandone tutti i crismi e prendendo un po' dall'uno e un po' dall'altro.
Ma parliamo della trama:
Kompei e Kirara stanno per convolare a nozze.
Kirara come tutte le spose è in lieve ritardo.
Sfortuna vuole che durante il tragitto per arrivare in chiesa, la sposa abbia un incidente d'auto dove ci lascia le penne.
La ragazza non accettando il suo destino chiede con tutte le sue forze durante il trapasso di poter tornare dal suo uomo ed incredibilmente la sua preghiera viene ascoltata.
La ragazza però si risveglia nel letto di un Kompei di almeno otto anni più giovane di quello che stava per sposare e per giunta nelle vesti di un fantasma.
Kirara che non ha potuto quindi vivere la sua notte di nozze, nonostante la sua condizione di fantasma, cercherà in tutti i modi di sedurre Kompei che nel frattempo conosce ed  inizia ad interessarsi alla Kirara adolescente.
Insomma, ci troviamo dalle classiche parti del triangolo amoroso / soprannaturale.
Non mancano infatti le scenette e le situazioni tipiche del genere: Kompei è il classico erotomane imbranato a cui basta vedere un seno nudo per avere il sangue al naso, ma allo stesso tempo è una persona fedele a se stessa e all'amore che nutre per l'altra Kirara.
Ovviamente, come tutti gli adolescenti in preda agli ormoni non è immune nemmeno alle forme della Kirara adulta, che non lesina certo le proprie nudità.
Scene piccanti e d'imbarazzo sono il marchio di fabbrica di questo manga, che però purtroppo va in pappa appena tenta di discostarsene.
Non è certamente un manga che brilli per sceneggiatura.
La trama di questo manga è confusionaria ed al limite della leggibilità, soprattutto quando intorno al quarto volume cominciano a fare la sua apparizione angeli, ufo, gente che viene dal futuro, membri dell'occulto, in quello che è un'accozzaglia di elementi che porta solo casino e che sembra solo una scusa per mostrare l'ennesima topa tutta curve e dal seno esagerato.
E' palese che questo manga funzioni fin quando punta soltanto a far ridere attraverso le schermaglie amorose che vedono protagonisti Kompei e le due Kirara.
Per il resto dal punto di vista grafico, il manga non è nemmeno male.
Ho delle riserve sul modo di Yui di disegnare gli occhi, ma è un gusto prettamente personale su cui si può soprassedere.
Certo, anche gli sfondi in Computer Graphic a me non esaltano molto, ma ci si passa tranquillamente sopra.
Menzione per il character design di Kompei, che ai miei occhi appare come un chiaro omaggio al Kyosuke di Matsumoto.
Insomma, Kirara non sarà certo un manga esaltante da un punto di vista registico, ma si rivela ugualmente un manga molto divertente, soprattutto se come il sottoscritto si è amanti della commedia adolescenziale sexy.
E qui lasciatemi dire, che il sexy abbonda.

domenica 21 giugno 2015

Revival - Stephen King

E' la prima volta che mi capita di bucare una recensione di un libro del Re.
Eppure l'ho comprato il giorno stesso della sua uscita ( il 17 marzo) e me lo sono spolpato in poco meno di una settimana.
Il problema è che il mio approccio alla blogosfera ed alle recensioni nel frattempo è parecchio cambiato, tanto che ormai sono più orientato a parlare di romanzi di nicchia, fuori catalogo o comunque usciti da un po' di tempo piuttosto che di libri appena usciti, che giustamente vengono recensiti immantinentemente da metà blogosfera a velocita supersonica e spesso meglio di quanto potrei mai fare io.
Qualche esempio?
Ecco due belle recensioni molto più sul pezzo rispetto al sottoscritto e che in qualche modo hanno anticipato il mio pensiero:

http://stephenkingonly.blogspot.it/2015/03/sul-perche-revival-e-un-grande-romanzo.html

http://paninoalsalame.blogspot.it/2015/04/revival-stephen-king-tra-mary-shelley-e.html

Questa scelta di evitare di recensire nuove uscite nasce principalmente dal fatto che mi sono accorto che ormai tutti parlano\parliamo delle stesse cose.
Un esempio?
Le migliaia di recensioni di Jurassic World, Avengers o Mad Max che hanno intasato la mia timeline di blogger nel periodo della loro uscita al cinema.
Ma comunque lasciamo perdere queste elucubrazioni del tutto arbitrarie e personali e concentriamoci sul romanzo.
Andiamo di sinossi:

"Più di cinquant'anni fa, in una placida cittadina del New England, un'ombra si allunga sui giochi di un bambino di sei anni. Quando il piccolo Jamie alza lo sguardo, sopra di lui si staglia la figura rassicurante del nuovo reverendo, appena arrivato per dare linfa alla vita spirituale della congregazione. Intelligente, giovane e simpatico, Charles Jacobs conquista la fiducia dei suoi parrocchiani e l'amicizia incondizionata del bambino: per lui il pastore è un eroe, soprattutto dopo che gli ha "salvato" il fratello con una delle sue strepitose invenzioni elettriche. Ma l'idillio dura solo tre anni: la tragedia si abbatte come un fulmine su Jacobs, tutto il suo mondo è ridotto in cenere e a lui rimane solo l'urlo disperato contro il Dio che lo ha tradito. E il bando dal piccolo Eden che credeva di avere trovato. Trent'anni dopo, quando Jamie avrà attraversato l'America in compagnia dell'inseparabile chitarra che l'ha reso famoso, e dei demoni artificiali che ha incontrato lungo il cammino, l'ombra di Charles Jacobs lo avvolgerà ancora: questa volta per suggellare un patto terribile e definitivo. "Revival" è il racconto di due vite, quella che King ha vissuto e quella che avrebbe potuto vivere, attraverso due personaggi formidabili per potenza e fragilità, due uomini ai quali accade di incontrare il demonio e di affondare nel suo cuore di tenebra."

Revival è un romanzo che ha diviso tantissimo il fandom.
Il perché è evidente.
Non è un romanzo d'azione e di suspence, ma principalmente un romanzo gotico, intimista e fortemente citazionistico.
Io l'ho trovato ricco.
Ricco di riflessioni sulla religione, sugli imbonitori, sulla vita e la morte, sull'aldilà, sul potere della suggestione e in particolare sulla musica, una delle grandi passioni di Stephen King.
Già, forse molti non lo sanno ma King è anche un musicista ed insieme ad altri scrittori ha formato un gruppo chiamato Rock Bottom Remainders.
Ma soprattutto questo romanzo è un enorme omaggio a tutti quegli autori che con i loro romanzi hanno reso Stephen King un appassionato della narrativa d'orrore e che hanno funto da ispiratori.
Gente del calibro di Shirley Jackson, Lovecraft, Leiber, Mary Shelley e tanti altri.
La presenza di questi autori aleggia costantemente in corso d'opera.
Basta pensare all'inizio che sembra essere uscito da un racconto di formazione giovanile ambientato in un piccola cittadina tipica di tanti racconti di Mark Twain e Bradbury, fino al finale che sembra una miscellanea di elementi usciti dal Frankenstein di Mary Shelley e dai racconti sui Dei Antichi tanto cari a H.P.Lovecraft.
Certo, la natura intimista e molto personale dell'opera probabile abbia destabilizzato parecchi degli appassionati del Re, ma per quel che mi riguarda questo romanzo è un centro pieno ed uno dei più bei libri di King degli ultimi vent'anni.
Sarà che io adoro quando King mischia infanzia, nostalgia, horror, malinconia e normalità, ma delle gesta di Jaime e del reverendo Jacobs ne sono rimasto conquistato.
Ma di che parla Revival?
Di un incontro che segna l'esistenza di due anime.
Parla di elettricità.
Parla dell'america degli anni '60, degli usi e consumi di quel periodo, dell'esplosione del Rock e della droga, che rivivremo attraverso il percorso di crescita e di maturazione di Jaime, fino ai giorni nostri.
Ma il vero snodo dell'opera è il suo incontro con il reverendo Jacobs.
Un uomo che dopo aver accidentalmente guarito dalla sordità il fratello di Jaime, si convince di poter aiutare il prossimo attraverso l'elettricità.
Un uomo che perde la bussola dopo la morte della moglie e che diventa una sorta di guaritore che si esibisce in fiere e feste di paese promettendo la guarigione a bifolchi e creduloni.
Ovviamente, la vita di questi due individui è legata a doppio filo e quindi destinata ad intrecciarsi nuovamente.
Ma è tutto oro quello che luccica in questo romanzo?
Ovviamente no.
La parte centrale della storia è piuttosto lenta e piatta ed è colma di elementi che nei personaggi di King si ripetono spesso ovvero l'abuso di alcool e droga.
Per il resto ci troviamo davanti un romanzo con i controfiocchi ed anche piuttosto profondo e toccante.
Romanzo che riesce a miscelare benissimo i toni pacati e soleggiati dell'infanzia con quelli più difficili e tempestosi dell' età adulta.
E l'horror?
Tranquilli, non mancherà.
Si farà aspettare, vi farà sbuffare, ma verrete ricompensati appieno nelle tiratissime e bellissime ultime pagine.
E se siete fan del moderno Prometeo di Mary Shelley e di H.P.Lovecraft, preparatevi ad un orgasmo multiplo.
Personalmente era tanto che non mi sentivo così appagato da un romanzo di King.
Continua così, Stephen.

















sabato 13 giugno 2015

I cinque album musicali che amplificano i miei ricordi.

Tempo fa feci un post dalle tinte melodrammatiche in cui affermavo di stare progressivamente allontandomi dalla musica.
Il post in effetti si è rivelato profetico visto che da allora le cose sono cambiate poco o nulla.
Continuo a non comprare DVD da eoni e allo stesso tempo l'unico gruppo che ascoltavo con costanza - I Baustelle -, negli ultimi due album mi hanno fatto defecare abbastanza, cosa non ha certo giovato al mio già parziale allontanamento.
Però quello che non cambia è il potere evocativo che la musica ha ancora su di me.
È l'unica cosa che insieme all'olfatto spalanca le mie sinapsi ed apre la mia mente ad un mare di ricordi.
Ecco, quello che voglio fare oggi in questo post è proprio elencare quei cinque album che più di tutti hanno rappresentato la mia vita musicale e che rievocano nella mia testa un ricordo preciso.

Crash! Boom! Bang! - Roxette  1994



Fine maggio.
Ultimi giorni di scuola ed ultime interrogazioni.
L'anno prima ero stato respinto e temevo sarebbe successo lo stesso anche quell'anno.
Classe sparuta, semivuota.
Composta da me e altri due, tre disperati che dovevano essere interrogati in ragioneria.
Il professore non credeva che io avessi fatto il compito da solo e la mia interrogazione fu basata praticamente sullo scritto del compito, per capire se avevo copiato o meno.
Fu una fortuna, perché quella fu una delle rare volte che non copiai.
Tutto andò bene e passai l'anno indenne, seppur rimandato in altre materie.
Cosa ricordo di quel giorno?
Io che mi passo il tempo sul balcone della scuola in attesa dell'ultima campanella dell'anno scolastico ascoltando il walkman, mentre da sotto i miei amici suonavano incessantemente il clacson dello scooter sfottendomi perché io ero ancora a scuola e loro avevano già chiuso l'anno.
In sottofondo?
Sleeping In My Car dei Roxette.
Crash! Boom! Bang! fu la mia colonna sonora di quell'estate ed una delle cassette più ascoltate della mia vita, ma il ricordo a cui l'associo è sempre quello.

Bury The Hatchet - The Cranberries 1999



Primo pomeriggio.
Sole, strade vuote, braccio appoggiato al finestrino della Fiat 600 del mio amico.
Destinazione?
Lo sfasciacarrozze.
Lo scopo era quello di trovare uno specchietto per la sua auto.
Sul mangianastri dell'auto l'ultimo album dei Cranberries che si era appena procurato.
Facemmo tutto il tragitto ascoltandolo, ed al ritorno ero già innamorato di Animal Istinct, Just My Immagination e di Dying In The Sun.
Avevo tutto dei Cranberries, ero follemente innamorato della voce sgraziata e particolare di Dolores O' Riordan, ma con quell'album superai i confini dell'adorazione.
Idolatria.
Quante menate mi ci sarò fatto?
Quanti sogni ad occhi aperti?
Milioni.
Ma il ricordo a cui lo associo di più è quel pomeriggio assolato in macchina, dove la strada sembrava nostra, così come l'esistenza.

Greatest Hits II - Queen 1991



L'album è del 1991, ma la storia credo si svolga qualche anno dopo, potrei indagare, ma non mi va.
Avevo la casa perennemente libera.
Mio fratello stava espletando il servizio militare, mia sorella ed i miei lavoravano, ed i miei pomeriggi rasentavano l'anarchia e la libertà più assoluta.
La finestra della stanza era sempre spalancata ed i miei amici ci si arrampicavano sopra per entrare.
La radio era sempre aperta, così come l'Amiga 500.
Io gioco a Chaos Engine mentre la radio lancia a tutto volume The Show Must Go On, I Want To Break Free ed Under Pressure.
Loop.
Gioco diverso, stesse canzoni.
Stesse azioni.

OK Computer - Radiohead 1997



Estate.
Sabato sera. ( no, non è quella minchiata di pubblicità della Sammontana :-p )
Camicia grigia con le maniche arrotolate, jeans neri e Clark grigie ai piedi.
Sguardo mesto mentre seduto con la porta aperta ascolto Paranoid Android, Karma Police e No Surprises, nel tentativo di resistere al caldo opprimente.
Battaglia persa.
Durante l'ascolto parto per la tangente perso dietro chissà quale fantasticheria amorosa.
Ritorno in me solo dopo aver sentito la risata ragliante del mio amico che era venuto a chiamarmi, che mi guarda sornione fuori dalla porta di casa.
Ho mille ricordi di quest'album, ma il primo è sempre questo.
Che poi, è quello che racchiude l'effetto che ha sempre avuto su di me.
Onirismo e tristezza.

Hurban Hyms - The Verve 1997



1998.
Quella minaccia incombente denominata servizio militare era ormai prossimo.
Era un attentato alla mia libertà.
Era un attentato al mio fancazzismo.
Sonnet e The Drugs Don't Work suonavano in sottofondo mentre io mi osservavo il ciuffo allo specchio, in attesa del suono del clacson che stava a significare una nuova uscita, una nuova mattinata in piazzetta ed un giorno in meno alla partenza per il servizio militare.
L'album dei Verve è stato la colonna sonora dell'estate prima della partenza per il militare, ma il ricordo principe associato alle sue canzoni è sempre relativo a quel mattino in cui un Pirkaf assonnato e preoccupato si pettinava il ciuffo allo specchio, in una mattina qualunque di uno scorcio di prima estate.











sabato 6 giugno 2015

Febbre a 90° - Nick Hornby

Era un po' che corteggiavo Nick Hornby.
Più o meno da quando ho visto Alta Fedeltà, About A Boy ed altre commedie inglesi, che ho scoperto successivamente essere tratte dalle sue opere.
D'altronde la commedia inglese a me è sempre piaciuta più di quella americana.
Manco io so perché.
Ma non sono qui a parlare di questo e quindi concentriamoci sul libro.
Febbre a 90° era il romanzo ideale con cui iniziare un approccio con questo scrittore.
E' un romanzo piuttosto breve, che volendo si legge in una giornata.
Ma cos'è questa febbre di cui parla?
Probabile che se abbiate visto l'omonimo film con Colin Firth protagonista già lo sappiate.
Febbre a 90° è il racconto di una storia d'amore.
Anzi, di un ossessione.
Un ossessione di nome Arsenal.
È il racconto autobiografico di un individuo che nella sua vita ha spesso messo il calcio davanti a tutto: agli affetti, all'amore, al lavoro, alla vita.
Non è un libro dai grandissimi contenuti, diciamolo apertamente.
Anzi spesso assomiglia più ad una sorta di almanacco di risultati che altro, soprattutto a causa delle descrizioni delle partite e dei giocatori, che per un non conoscitore delle formazioni storiche dell'Arsenal ( compreso il sottoscritto) assume spesso contorni ripetitivi e fumosi.
Però in questo breve romanzo Hornby riesce a carpire tutte le contraddizioni e tutte le sensazioni che attanagliano un tifoso di calcio durante un incontro.
Certo, Hornby parla in particolare al tifoso di calcio più vecchio, quello che raramente vedeva una partita in Tv, Nazionale e coppe a parte.
Parla al tifoso da stadio e a quello che era obbligato a seguire la sua squadra in radio.
Parla di un'epoca che per un giovane tifoso è per lo più roba d'annali ed incomprensibile.
Quantunque è divertentissimo per tutti leggere i suoi rituali, i suoi comportamenti al limite dell'ossessivo compulsivo ed i cambiamenti sistematici d'umore dopo una vittoria o una sconfitta.
E' molto bello anche il modo in cui la passione sportiva determina e modifica i rapporti umani in corso d'opera.
E' quello che accade anche a me.
È quello che accade a tutti i tifosi, penso.
L'amore per una squadra è spesso più intenso e forte di quello per una donna/uomo/fate vobis.
È una fede.
Lo so, sono parole forti.
Però mentre certi amori finiscono, sai già che invece quando ti innamori di una squadra di calcio, sarà per tutta la vita.
Hornby riesce a psicoanalizzare tutto questo e mentre lo leggevo non riuscivo a non sorridere e a non pensare ad altro che questo:
" Incredibile quanto mi capisca."
" Sono io.
Forse siamo tutti."
Questo libro è una fottuta seduta di analisi.
È la descrizione sintomatica di una malattia da cui sai che non guarirai mai.
Certo, ognuno di noi vive questo sentimento in maniera diversa, in base al suo carattere e alla sua formazione culturale, ma bene o male, i sintomi e le sensazioni che ci accompagnano durante un incontro, ci accomunano tutti.
È un libro da consigliare?
Per quanto sia una storia divertente e scorrevolissima, direi di no.
È una lettura principalmente adatta a chi ama il calcio o a chi da esterno vorrebbe capirne i meccanismi che ne determinano l'importanza in un individuo.
A tratti infatti agli occhi di un non tifoso può sembrare una storia amara, al limite dell'assurdità e del biasimo, ed oggettivamente incomprensibile.
Ma cos'è che mi ha portato a preferire questa lettura rispetto alle numerose altre in lista?
Stasera dopo 13 anni la Juventus si gioca la finale di Champions League ed avevo bisogno in questi momenti di attesa e di tensione, di qualcuno che capisse e comprendesse il mio stato d'animo odierno.
Che comprendesse il batticuore e la tachicardia prima e durante la partita.
Avevo bisogno di una persona come Nick.
E comunque vada la partita ( non che ci siano tanti dubbi sul risultato purtroppo ), sono certo che le nostre strade torneranno ad incrociarsi di nuovo.
Scusate il post piuttosto easy, ma in questi giorni non era proprio cosa, la testa non c'era.
Il mio flusso di pensieri è praticamente contornato dai colori bianconeri.