sabato 20 dicembre 2014

Horns / La Vendetta Del Diavolo - Joe Hill

Tanto aumenta la pila di libri di cui parlare, tanto diminuisce la voglia di farlo.
Ultimamente va così.
Sarà una fase passeggera?
Chissà.
Io spero vivamente lo sia.
Comunque, voglia o non voglia, sono qui e quindi bando alle ciance e parliamo di libri.
Oggi ci occupiamo di Joe Hill, che altri non è che il figlio di Stephen King.
L'ennesimo raccomandato che sfrutta la fama del padre per provare a seguirne le orme?
Ammetto di averci pensato, ma devo dire che La Vendetta Del Diavolo ha fugato tutti i miei dubbi, visto che tutto sommato è stata una piacevole lettura.
A vantaggio della credibilità dello scrittore va anche il merito di aver usato uno pseudonimo tratto dal diminutivo del suo nome per cercare il più possibile di staccarsi dalla nomea di essere il proverbiale figlio di cotanto padre.
Tanto che ha rivelato la sua identità solo dopo il buon successo riscosso con i suoi primi libri.
Joe anche grazie al successo di quest'opera e alla sua riduzione cinematografica firmata da Alexandre Aja con Daniel Radcliffe protagonista, vanta un buon numero di appassionati anche nella landa italica.
Io stesso mi sono avvicinato alle sue opere grazie all'interessante Trailer del film ( che comunque poi non ho visto, ma che conto di recuperare ).
Certo, molto del fandom viene dagli appassionati del Re, ma comunque figlio o non figlio le sue opere piacciono e quindi va bene così.
Ma parliamo de La Vendetta Del Diavolo sennò si fa notte.
Via con la sinossi:

..."Ignatius Perrish ha passato tutta la notte tra alcol ed eccessi. Il mattino dopo si sveglia con i postumi di una sbronza tremenda, un mal di testa infernale... e un paio di corna che gli spuntano sulla fronte. In un primo momento Ig pensa che siano un'allucinazione, o il prodotto di una mente alterata dalla rabbia e dal dolore. Nell'ultimo anno ha vissuto in un solitario purgatorio personale, dopo la morte della sua amata, Merrin Williams, violentata e assassinata in circostanze mai chiarite. Un esaurimento nervoso sarebbe la cosa più naturale del mondo. Ma non c'è niente di naturale in queste corna, fin troppo reali. Un tempo Ig godeva una vita di privilegi: aveva sicurezza, soldi e un posto nella società. Aveva tutto, e anche qualcosa in più: aveva Merrin, e il loro amore fatto di sogni a occhi aperti e magia. Ma l'assassinio della fidanzata si è abbattuto su Ig come una maledizione: pur essendo innocente, agli occhi della gente è lui l'unico colpevole, e si è comprato l'assoluzione grazie al suo denaro. Tutti, ormai, l'hanno abbandonato. Tutti, tranne uno: il suo demone interiore. Posseduto da un nuovo, terrificante potere e con nuove, spaventose sembianze, per Ig è arrivato il momento di trovare il mostro che ha ucciso Merrin e ha distrutto la sua vita. Essere buono non lo ha portato da nessuna parte. È il momento di una piccola vendetta. È tempo che il diavolo riscuota ciò che gli spetta"





L'inizio del romanzo è tremendamente suggestivo e trascinante.
Un ragazzo sospettato di essere l'assassino della sua ragazza, dopo una notte di bagordi si risveglia con delle corna in testa.
Non quelle di un cervo a primavera, ma delle vere e proprie corna malefiche che sembrano dotate di particolari peculiarità, ovvero quelle di spingere la gente sotto il loro influsso a rivelare tutti i loro più reconditi e turpi desideri.
Dopo l'iniziale smarrimento il protagonista del romanzo userà questa sua particolare abilità per cercare il vero assassino della sua fidanzata.
Come dicevo più su, il romanzo nelle prime battute è veramente affascinante con una narrazione fluida che rende la lettura veloce e scorrevole.
Via via, però secondo me, i troppi flashback dilatano fin troppo la narrazione, rendendo il romanzo fin troppo contorto.
Mi va benissimo l'introspezione psicologica e conoscere il passato ed il background dei tre protagonisti principali ed anzi le loro vicissitudini sono ben raccontate, ma personalmente ho trovato la parte ambientata nel passato, inutilmente prolissa.
A parte questo, mi sento di consigliarne senza riserve la lettura.
A prima vista potrebbe sembrare un horror, ma in verità è più un thriller che si concentra sui più turpi desideri umani condito da un pizzico di soprannaturale e da una sorta di triangolo amoroso giovanile che fungerà da chiave di volta del romanzo.
Probabilmente è un romanzo che avrebbe funzionato persino senza l'elemento soprannaturale, la cui spiegazione alla fine della storia è fin troppo fumosa e didascalica, per quanto accettabile con il contributo della sospensione dell'incredulità.
Insomma, non tutto funziona a menadito in questo romanzo, ma viceversa tutto ciò che funziona ne compensa ampiamente i difetti.
Complimenti a Joe Hill e non escludo di procurarmi gli altri suoi lavori.
L'ultimo dal titolo molto accattivante di NOS4A2 ( gioco di parole che in inglese forma la parola Nosferatu ), è uscito nemmeno un mese fa.
Ero andato persino a comprarlo, ma come spesso accade sono uscito con altri due libri al posto del romanzo di Joe Hill, che comunque mi regalerò, prima o poi.



martedì 9 dicembre 2014

A Volto Ritorno - John Niven

Minchia.
E' passato così tanto tempo dal mio ultimo post?
Eppure è strano.
Il tempo per praticare il retrogaming al computer o di giocare con l'ultima release di Pes ce l'ho.
Il tempo per leggere, pure.
Ho letto un fottio di libri, riletto praticamente la mia collezione intera di fumetti de Gli Incredibili X-Men, tanto da arrivare al punto di prendere su Ebay alcuni dei numeri che mi mancavano.
Albi del 1992 che ancora si trovano a buon prezzo.
Ho avuto tempo per lavorare, vivere o esistere, fate vobis.
Ma non il tempo e la tranquillità per scrivere un post.
Ed oltre al tempo e la tranquillità, mi è mancata la voglia.

Ma oggi tempo,voglia e tranquillità ci sono e quindi eccomi di nuovo qui.
E di cosa parliamo oggi?
Di una delle ventordici letture affrontate nel frattempo.
Oggi lascio da parte l'horror e mi concentro su un romanzo che mi ha fatto ridere e divertire come non accadeva da tempo ed allo stesso tempo mi ha fatto riflettere e in qualche pagina persino commuovere.
Parlo del pazzo ed irriverente romanzo A Volte Ritorno dello scrittore scozzese John Niven.
Via con la trama, và:

Dopo una vacanza di qualche secolo Dio è tornato in ufficio, in Paradiso, e per prima cosa chiede al suo staff un brief sugli ultimi avvenimenti. I suoi gli fanno un quadro talmente catastrofico - preti che molestano i bambini, enormità di cibo sprecato e popolazioni che muoiono di fame... - che Dio si vede costretto a rimandare giù il figlio per dare una sistemata. JC (Jesus Christ) gli dice: "Sei sicuro sia una buona idea? Non ti ricordi cosa è successo l'altra volta?" Ma Dio è irremovibile. Così JC piomba a NY, dove vive con alcuni drop-out e ha modo di rendersi conto in prima persona dell'assurdità del mondo degli uomini. E cerca, come può, di dare una mano. Il ragazzo non sa fare niente, eccetto suonare la chitarra. E riesce a finire in un programma di talenti alla tv. Un gran bel modo per fare arrivare il suo messaggio a un sacco di gente. Ma, come già in passato, anche oggi chi sta dalla parte dei marginali non è propriamente ben visto dalle autorità.



Ecco, dalla sinossi credo che si intuisca dove si andrà a parare.
Niven ci dona una risposta tutta sua ad una delle domande che in tanti, soprattutto dinnanzi a tragedie, guerre, malattie e carestie, si pongono.
Dov'è Dio?
E' morto come ci dicono Nietzsche o Guccini?
Manco per il cazzo, era in vacanza. :-P
Mentre Dio si crogiolava in piena epoca rinascimentale, ha lasciato il paradiso in mano a Gesù, un fattone fancazzista che passa gran parte del suo tempo a strimpellare la sua chitarra insieme a Jimi Hendrix.
Ed il mondo intanto se ne è andato a scatafascio.
Lo dico subito, probabilmente non è un romanzo adatto a tutti.
Niven non risparmia volgarità e blasfemia e mi rendo conto che ad un cattolico osservante e conservatore, questo romanzo può apparire invero disturbante.
Ho adorato le prime centinaia di pagine, veramente al fulmicotone per quel che concerne il ritmo della narrazione e dei dialoghi.
Dio è un personaggio irriverente e trascinante come non mai.
A tal proposito ho adorato la sua discussione con Satana.
Con il ritorno di Gesù sulla terra ( rimandato da Dio per rimettere a posto le cose ), il romanzo subisce un rallentamento ed a volte sembra incartarsi su se stesso, ma riesce a tenere comunque alto il ritmo e l'attenzione fino alla fine.
Gesù è un personaggio iconico che si fa veramente "adorare".
E lasciatemelo dire, è molto più umano e "vero" qui, che in tutto il Vangelo.
E qual'è al giorno d'oggi l'unico modo per arrivare alle masse e divulgare il proprio messaggio di pace e fratellanza?
Partecipare ad un Talent Show.
Idea geniale, quantunque Celentano con il film Joan Lui, in qualche modo, ne aveva anticipato i tempi.
Non dico altro sulla trama perché è tutta da leggere e scoprire, ma posso dire che c'è tempo in corso d'opera per ridere, inorridire davanti al bigottismo ed all'ignoranza degli uomini ed anche commuoversi.
Mi fermo qui.
Se non per dire che è un bellissimo romanzo.
Dietro la facciata irriverente e dissacrante, qualcuno ci vede una nemmeno non tanta velata critica al bigottismo della Chiesa e della religione in generale.
Io so solo che mi sono sentito molto in linea con il messaggio tanto semplice e conciso, quanto diretto di Gesù :
" Fate i bravi ".









mercoledì 19 novembre 2014

One Pound Gospel - Rumiko Takahashi - Quarto Volume

Avevo ricavato del tempo da dedicare alla stesura di un nuovo post.
Volevo parlare / scrivere di uno dei molteplici libri letti di recente, come del fatto che per quel che concerne la ricerca dei libri fuori catalogo, mi sento in un periodo piuttosto fortunato visto che sembra mi caschino addosso come dei frutti maturi.
Basta pensare che uno dei libri della serie I Libri Di Sangue di Clive Barker che cercavo da anni ed introvabile anche nei circuiti d'usato, l'ho trovato nell'edicola sotto casa dove passo tutte le domeniche.
Caso più unico che raro.
Ma poi l'apparizione della postina e la consegna del plico contenente il quarto volume di One Pound Gospel ha un po' scombussolato i miei piani e reso quindi questo post una sorta di postilla / appendice del precedente.

Trovare questo quarto volume non è stato semplice.
In fumetteria, nisba come sempre.
Sarò sfigato io, ma se non mi affido alle prenotazioni, lì non trovo mai nulla.
Manco parlassimo di un dentista o di fare una visita specialistica.
Poi, il fatto che sia un volume del 2008 non aiutava di certo.
Ebay, nemmeno.
Per averlo dovevo comprare la collezione completa con i tre numeri che possiedo già, quindi bye bye.
Non restava che Amazon.
Lì sono stato fortunato e affidandomi ad un venditore privato per risparmiare, l'ho portato via ad un prezzo piuttosto basso.

Tavole ribaltate nel tipico formato giapponese, la totale mancanza di qualsiasi redazionale e la copertina piuttosto insipida sono le primissime cose che mi sono saltate all'occhio appena preso il volume in mano.
La seconda sono stati i disegni.
Il reparto grafico è un po' peggiorato ed è molto più affrettato e scialbo dei capitoli precedenti.
Da questo punto di vista Rumiko Takahashi e i suoi assistenti non mi pare si siano svenati più di tanto.
Comunque al di là della confezione e dei disegni, il volume finale di quest'opera mi è garbato.
Vera protagonista delle 200 pagine di questo volume è certamente Suor Angela e il percorso di vita che dovrà scegliere di intraprendere.
Accetterà le avance del pugile imbranato Kosaku o prenderà i voti?
In mezzo a tutto questo ci sarà il primo vero incontro per un titolo importante di Kosaku e l'apparizione dei parenti ( piuttosto serpenti ) di Angela che creeranno alquanto scompiglio.
Come tutte le cose lasciate in sospeso e riprese dopo anni, si notano delle nette differenze sia per quel che concerne il plot narrativo che per quel che concerne i disegni.
Le gag sono meno ispirate, si sorride di meno e ultimo capitolo a parte, in questo volume Suor Angela appare fin troppo ingenua e succube della zia e degli altri parenti.
E' palese, secondo me, che sia un volume di gran lunga inferiore ai tre precedenti.
E' lodevole comunque il fatto che l'autrice si sia decisa a donare un finale a questa vicenda.
Un finale che si è fatto attendere per dieci anni e che tutto sommato ho trovato accettabile e coerente.
Presa in toto, nonostante un quarto volume un po' arrugginito, devo dire che il mio parere su questo manga resta strapositivo.
Pollice su.





sabato 8 novembre 2014

One Pound Gospel - Rumiko Takahashi


Tra la fine di un libro e l'inizio di un altro, mi prendo sempre una sorta di pausa per dedicarmi alla rilettura di qualcosa di leggero e di cui nel tempo inizio ad avere un ricordo annebbiato.Spesso si tratta di Manga infilati negli anfratti più remoti della mia libreria, impilati e nascosti dietro un nugolo di libri e fumetti.
Questa volta il fortunato ad essere stato tirato fuori dalla mia mano sinistra insieme alla polvere è stato One Pound Gospel, opera ancora una volta scritta e disegnata da Rumiko Takahashi.
One Pound Gospel è un'opera che è stata serializzata in tre volumi da 200 e passa pagine tra il novembre del 1997 e il gennaio del 1998.
Peraltro ad un prezzo tutto sommato abbastanza contenuto, 6000 delle vecchie lire.
All'epoca mi lasciò un po' l'amaro in bocca per via del finale tronco, in quanto Rumiko Takahashi non ebbe voglia di metterci più mano, ma recentemente sono venuto a conoscenza che il quarto volume con annesso finale è stato pubblicato nel 2008, a seguito della ristampa dei primi volumi.
Io non l'ho ancora preso ed a dirla tutta non so se e quando lo prenderò, quindi parlerò solo dei tre volumi che ho letto e riletto più volte nel tempo e che come dicevo qualche riga più su, ho ritirato fuori.
One Pound Gospel è una lettura disimpegnata ma divertentissima.
Rumiko Takahashi ancora una volta dimostra tutta la sua poliedricità cimentandosi in una storia sportiva condita da quegli elementi in cui è maestra, humour a perdere e romanticismo.
Il protagonista è Kosaku Hatanaka un pugile di talento che non riesce a trattenersi con il cibo, cosa che gli causa problemi di peso prima di ogni incontro.
Oltre al cibo, Kosaku ha un altro problema, quello dell'amore che nutre per una novizia suora da cui corre a confessarsi tutte le volte che ha una qualsiasi difficoltà, la bella e gentile Suor Angela.
La trama si può dire che sia tutta qui.
Si snoda tra allenamenti e combattimenti sul ring con avversari strampalati, tentativi di conquista dell'amore di Suor Angela ( che a sua volta sembra comunque non indifferente alle lusinghe del pugile ), e soprattutto di atmosfere divertentissime che non annoiano mai.

Tre volumi disimpegnati ma di quella leggerezza coinvolgente e divertente, da sempre marchio di fabbrica delle storie di Rumiko Takahashi.
Per quanto il pugilato sia ben presente nella storia, è la commedia sentimentale la principale protagonista.
Qui lo sport è solo un aspetto della storia, non a caso, tutti gli avversari di Kosaku risaltano più per il loro background particolare che per tecnica di combattimento.
Cioè, gli incontri sono sempre serrati e ben raccontati, ma spesso scivolano in secondo piano rispetto agli altri aspetti della storia.
Ecco, diciamo che forse il lato sportivo, risalta meno rispetto al resto ed è forse l'unico aspetto di questo manga che presta un po' il fianco.
Per quanto, io sono convinto che sia una scelta voluta, in quanto è una commedia sportiva sentimentale, non Rocky Joe o un manga di Adachi.
Parliamo pur sempre della Takahashi.
Al di là di tutto per quel che concerne questi tre volumi, ci troviamo di fronte un'ottima storia, che miscela perfettamente sport, commedia e romanticismo.
Ottimo anche il reparto grafico, visto che il disegno è chiaro, pulito e rende benissimo le scene.
Lo ribadisco: One Pound Gospel è un gran manga.
Certo la comicità della serie è ormai un cliché e forse ad una lettura approfondita può apparire la solita solfa, ma personalmente mi strappa sempre dei gran sorrisi.
Sarà che sono vecchio anch'io e quindi nei cliché e nel classico ci sguazzo, ma One Pound Gospel è un manga che consiglio senza riserve. 
Questo manga conta anche di una serializzazione animata, purtroppo inedita in Italia.
Cosa che ormai, accade sempre più spesso.

lunedì 3 novembre 2014

Mr. Mercedes - Stephen King

E' un periodo che scrivo, faccio e vivo poco, ma leggo molto.
Va bene anche così.
Tra le tante letture affrontate in questo periodo, spicca l'uscita con notevole ritardo rispetto agli Stati Uniti dell'ultima fatica di Stephen King.
Dico subito che già dalla sinossi e dalle informazioni che avevo sul romanzo, sapevo che non sarebbe stata una lettura nelle mie corde, in quanto a me i Thriller polizieschi piacciono poco o nulla, però è pur sempre un romanzo di Stephen King, ed io a lui non so mai dire di no.
Che dire, nonostante a me le dinamiche Crime siano sempre piaciute poco, King pur non raccontando nulla di nuovo e pur pescando a piene mani dai cliché del genere, fa pienamente il suo con un romanzo piuttosto veloce e coinvolgente.
E' un romanzo che pecca un po' di prevedibilità, ma ha anche delle buone frecce al proprio arco.
Di sicuro rispetto a Doctor Sleep, siamo su ben altri livelli.
Via con la sinossi del romanzo, dai:

"All’alba di un giorno qualsiasi, davanti alla Fiera del Lavoro di una cittadina americana colpita dalla crisi economica, centinaia di giovani, donne, uomini sono in attesa nella speranza di trovare un impiego. Invece, emergendo all’improvviso dalla nebbia, piomba su di loro una rombante Mercedes grigia, che spazza via decine di persone per poi sparire alle prime luci del giorno. Il killer non sarà mai trovato. Un anno dopo William Hodges, un poliziotto da poco in pensione, riceve il beffardo messaggio di Mr. Mercedes, che lo sfida a trovarlo prima che compia la prossima strage. Nella disperata corsa contro il tempo e contro il killer, il vecchio Hodges può contare solo sull’intelligenza e l’esperienza per fermare il suo sadico nemico. Inizia quindi un’incalzante caccia all’uomo, una partita a scacchi tra bene e male, costruita da uno Stephen King maestro della suspense."



Pubblicato dalla Sperling & Kupfer il romanzo conta di 470 pagine e di una copertina piuttosto suggestiva, al prezzo di 19,90 Euro.
La scrittura di King è affilata e scorrevole, ed a volte per il suo modo di narrare piuttosto conciso ho avuto la sensazione di avere a che fare con uno di quei romanzi che avrebbero potuto essere pubblicati sotto il suo pseudonimo di Richard Bachman.
Al di là dello stile piacevole, asciutto e senza fronzoli, ci sono delle cose in questo romanzo che proprio non mi sono piaciute, in primis i personaggi di contorno della storia.
Talmente contorti e poco credibili, che sembrano essere soltanto messi lì ad uso e consumo della narrazione.
Per non parlare della storia d'amore del protagonista con la sorella di una delle vittime, roba che sembra uscita da una puntata di un serial qualunque.
Comunque parliamo di cliché tipici del genere, su cui si può tranquillamente soprassedere, storco il naso giusto per la prevedibilità delle scelte di narrazione dello scrittore.
Mentre non ho nulla da dire e sono stato parecchio sedotto dalla scelta di King di narrare la storia mostrandoci entrambi i punti di vista, sia quello del carnefice che quello dell'ex poliziotto che gli da' la caccia.
Perché il romanzo altro non è che una sorta di partita a scacchi tra loro due, il poliziotto in pensione e il cosiddetto Mr.Mercedes.
Mr. Mercedes è un cattivo piuttosto contorto e subdolo.
Certo, dalla geniale quanto cruda lettera iniziale, forse c'era da aspettarselo diverso e più carismatico come assassino, ma la scelta di avere a che fare con un ragazzo dall'aspetto qualunque ma dalla psicologia complessa e sfuggente, da' un tocco di realismo alla vicenda che non guasta.
Molto bella l'idea della chat come luogo d'incontro virtuale per le loro scaramucce verbali e bellissime quanto crude ed efferate le prime pagine del romanzo, con l'entrata in scena di Mr.Mercedes che si lancia addosso ad una folla di disoccupati seminando morte e terrore.
Ecco, proprio queste pagine agghiaccianti e narrate in maniera magistrale, davano l'idea di un romanzo molto più d'azione e diretto, ed invece dopo il folle inizio diciamo che l'azione rallenta e di molto, soprattutto per quel che concerne il personaggio di Mr.Mercedes che si affloscia pagina dopo pagina.
Resta comunque un buon romanzo pur non essendo certo inseribile, almeno per quel che mi riguarda, tra le opere migliori del Re.
Il romanzo per quanto autoconclusivo, lascia aperte le porte per degli ipotetici seguiti, visto che è intenzione di Stephen King di ricavarne una trilogia.
Si parla come del 2015 come data ipotetica del secondo capitolo che dovrebbe intitolarsi Finders Keepers.
Mr.Mercedes è comunque un romanzo che è stato accolto abbastanza bene da lettori e critica, cosa che mi porta a pensare di essere io parte del problema.
Che mi stia stancando del mio autore preferito?
Che Stephen King abbia e di molto cambiato il suo stile di narrazione virando sempre più nel mainstream mi pare evidente, ma sono proprio gli argomenti dei suoi romanzi che non mi interessano più come un tempo.
Degli ultimi suoi libri salvo giusto The Dome e 11/22/63, ma se penso a Joyland e Doctor Sleep e in minima parte a questo Mr. Mercedes, mi sale un po' di mestizia.
Spero nel prossimo romanzo da poco uscito negli States ovvero Revival, che a livello di tematica dovrebbe essere di mio gradimento.
A questo punto è lì che ripongo le mie speranze.
Tornando a Mr. Mercedes, è un romanzo da consigliare?
A buona parte di lettori e critica è piaciuto.
Io lo trovo leggibile e piacevole, ma non trascendentale.
Se vi piacciono i Crime e i polizieschi, potrebbe essere una lettura interessante, ma se cercate tra queste pagine, sprazzi del vecchio King, qui, io non ne vedo traccia.



giovedì 16 ottobre 2014

La Bambola Che Divorò Sua Madre - Ramsey Campbell

Questo libro aleggiava tra i miei desideri cartacei da tempo immemore.
Precisamente da quando lessi Danse Macabre di Stephen King.
Parliamo di almeno un decennio fa.
In quel saggio sull'horror, Stephen fece una bella lista con annessa descrizione di numerose opere horror che ogni appassionato lettore avrebbe dovuto leggere e che si fece premura di consigliare.
Ovviamente ho preso carta e penna e me ne sono segnati un sacco e una sporta.
Tra queste opere ovviamente vi era anche il romanzo di Ramsey Campbell di cui parlerò tra poche righe.
Ma prima apro una breve parentesi e dico che è un vero peccato che Danse Macabre di King sia finito fuori catalogo, poiché è una bellissima lettura a 360° sull'universo horror degli anni a cavallo tra il '50 e l' 80.
Recuperatelo perché merita, anche se ormai è reperibile solo attraverso l'usato.
Ma chiudiamo questa parentesi e parliamo del romanzo di Ramsey Campbell.

La Bambola Che Divorò Sua Madre ha la mia età.
Ramsey Campbell lo pubblicò nel 1976 ed è ormai reperibile solo nel circuito dell'usato.
Ho aspettato parecchio tempo prima di prenderlo, poiché essendo fuori catalogo, nel corso di questi anni mi è capitato d'imbattermici raramente e a prezzi non proprio contenuti.
Finché non mi è capitata sottocchio un'asta a buon prezzo su Ebay di un'edizione Oscar Mondadori in paperback e ne ho subito approfittato.
Tanta attesa sarà valsa la pena?
Non lo so, questo romanzo è parecchio strano.
La prosa di Campbell non è proprio nelle mie corde ed i protagonisti di questo libro sono tutti ermetici, sfuggenti e piuttosto contorti.
Lo è tutta la vicenda a dire il vero.
Ma partiamo dalla sinossi, che devo dire vende davvero benissimo il libro, visto che è dannatamente intrigante quanto ingannevole:


"Il cadavere di Lilian Pugh è stato lacerato a morsi. 
Anche il suo cane è stato ucciso e morsicato. Dilaniato da un uomo. A Rob Frayn, morto in un incidente, qualcuno ha rubato un braccio. Per mangiarselo. 
C'è un mostro a Liverpool.E c'è uno scrittore che ricorda fin troppo bene uno strano ragazzino che, tanti anni prina, aveva azzannato un compagno di scuola... 
E' la storia di una creatura condannata a uccidere ancor prima di nascere. Una storia di riti satanici e di sangue. Un'agghiacciante incursione nel regno dell'orrore."


Che dire di una sinossi del genere?
Ti aspetti un Thriller alquanto creepy ed in cui il gore abbonda, ma aspetti, aspetti e questo momento sembra non arrivare mai.
La storia è troppo fumosa, Campbell sussurra, suggerisce ma non mostra mai del tutto il mostro ed alla lunga la storia si rivela inconcludente quanto ermetica.
E' un vero peccato perché alcune parti narrate meglio, potevano essere dannatamente affascinanti.
A tratti, giuro, avevo la sensazione di essermi perso un  passaggio, tanto che ero quasi convinto mancassero delle pagine o che fossero state censurate.
E' un romanzo che personalmente credo manchi di linearità.
Questo non significa che sia un cattivo romanzo, ma che me lo aspettavo piuttosto diverso, mi sono sentito trollato dalla prosa accademica ma inconsistente di Campbell.
Per non parlare poi dei personaggi piuttosto alienati ed empaticamente odiosi del romanzo.
A conti fatti l'unico che forse ho trovato coinvolgente è proprio il giornalista che si mette a caccia di questo sedicente " mostro " che si nutre degli arti delle sue vittime, perché se non altro è l'unico che trovo credibile nella sua voglia di cavalcare l'onda del successo mediatico piuttosto che per senso di giustizia.
La sua è una caccia al successo non all'assassino.
La trama come ci suggerisce la sinossi del romanzo è piuttosto semplice:
E' appunto la caccia intrapresa da un sedicente gruppo che ha visto alcuni parenti vittime di questo Killer che imperversa per le strade di Liverpool.
Ed è proprio il giornalista a guidarla convincendo i parenti ad intraprendere la caccia a quest'individuo.
Alcune parti sono veramente intriganti e inquietanti ( la parte delle bambola e la figura dello stregone soprattutto ) ma per tutta la storia aleggia quella sensazione di mancanza di profondità, che rende il romanzo troppo ermetico e fumoso per i miei gusti.
Campbell poteva e doveva approfondire di più i personaggi, sia negativi che positivi, che permeano questa storia.
Trovo La Bambola Che Divorò Sua Madre francamente ostico e complicato da leggere, tanto che trovo persino difficoltà a parlarne.
E' più un Thriller psicologico che un vero romanzo dell'orrore.
Per non parlare delle relazioni umane tra i personaggi piuttosto asfittiche e stranianti.
E' un brutto romanzo?
Secondo me no, semplicemente non è nelle mie corde.
Forse non lo capisco o non ne sono all'altezza, non lo so.
Oppure semplicemente è un romanzo immaturo, visto che comunque è l'opera d'esordio dello scrittore inglese.
Però non lo consiglierei, perlomeno non a tutti.
Al di là di tutto sono comunque felice di averlo letto ed andrà certamente a fare orgogliosamente parte della mia libreria.


sabato 4 ottobre 2014

La Saga Delle Sirene - Rumiko Takahashi

Pubblicata nel lontano 1998 dalla Star Comics, La Saga Delle Sirene è una miniserie in tre volumi scritta e disegnata da Rumiko Takahashi.
I tre volumi in questione sono:

- Il Bosco Della Sirena.
- Il Segno Della Sirena.
- La Maschera Della Sirena.

Per chi non conoscesse Rumiko Takahashi, parliamo della creatrice di Manga ed Anime famosissimi negli anni '80 - 90 come Lamù, Ranma 1/2, Maison Ikkoku ed il più recente ( ma manco tanto ) Inuyasha.
La particolarità di quest'opera è che pur una volta la Takahashi abbandona il suo stile fantasy umoristico / folkloristico per narrarci una storia molto più cupa e violenta del solito.
Se all'epoca comprai questi volumi, è proprio per quell'atmosfera creepy che si respirava pagina dopo pagina.
Il tema cardine del manga è quello dell'immortalità.
Però tutti gli uomini e le donne che desiderano ottenerla dovranno trovare e mangiare la rarissima carne di sirena.
Ma non basta, perché quel nutrimento è una sorta di roulette russa, in quanto è anche un potentissimo veleno a cui pochi riescono a sopravvivere.
I più muoiono subito dopo averla mangiata.
Altri impazziscono e si trasformano in esseri deformi ed alcuni, i più " fortunati ", riescono nel loro intento, che è quello di rimanere eternamente giovani e di vivere per sempre.
Yuta, il protagonista di questa storia è uno di loro.
Il manga segue le gesta di Yuta nel suo peregrinare on the road per le vie del Giappone.
La storia si snoda tra presente e passato e ci narra le avventure di questo ragazzo e della sua compagna, altrettanto immortale, di nome Mana.
I due ovviamente nel corso dei tre volumi vivranno numerose avventure imbattendosi in altri uomini e donne immortali come loro.
Qui, forse risiede una delle poche pecche di questa miniserie: l'eccessivo imbattersi in altri/e immortali.
E' vero, lo richiede la trama, però parliamo di una carne rarissima, questi invece dovunque vanno trovano sempre qualche immortale o qualche essere deforme o comunque qualcuno che ha utilizzato la carne di sirena per i propri scopi.
Che culo. :-P
Dimenticavo di dire che l'unico modo per uccidere questi uomini e donne immortali è tagliare loro la testa.
In corso d'opera non mancano le scene di sangue e di violenza, alcune veramente efferate.
In particolare mi hanno colpito due racconti che vedono protagonisti due bambini immortali.
Storie molte crude, violente e piuttosto inquietanti.
Buoni anche i disegni, niente di spettacolare per carità, ma il tratto della Takahashi è molto chiaro e pulito e rende perfettamente fruibile lo svolgersi degli eventi.
Il formato dei volumi è molto più grande del solito con copertina cartonata, tanto che i volumi hanno più l'aspetto di un libro o di una graphic novel piuttosto che quello di un manga.
Ottimo anche il prezzo, visto che all'epoca per tutti e tre i volumi avrò speso circa 21000 £.
Parliamo comunque di volumi piuttosto corposi che sforano talvolta le 200 pagine.
La serie credo sia facilmente rintracciabile tramite il circuito dell'usato, anche se a dirla tutta non so se nel frattempo sia stata o meno ristampata dalla Star Comics.
In conclusione trovo questa saga piuttosto buona, a tratti veramente appassionante.
Forse un tantino ripetitiva nello svolgersi degli eventi, ma più che altro è una mia impressione.
Certo, parliamo di una storia potenzialmente infinita, ed è forse uno dei motivi per cui Rumiko Takahashi non ci ha più messo mano.
Un vero peccato, perché le avventure on the road di Yuta e Mana avrebbero meritato un proseguo o almeno un finale.
Dalla serie furono tratti anche due OAV tuttora inediti in Italia, segno che comunque la suddetta saga non è che abbia fatto chissà quale proseliti.
Per quel che mi riguarda, la rilettura de La Saga Delle Sirene è stato un piacevolissimo intermezzo tra la lettura di La Bambola Che Divorò Sua Madre di Ramsey Campbell e Mr. Mercedes di Stephen King.
Due romanzi che conto di recensire a breve.





sabato 27 settembre 2014

I due videogiochi più erotici della mia infanzia

Oggi parlo di due giochi che all'epoca della mia infanzia non solo ti stimolavano a prendere il Joystick in mano, ma anche un'altra cosa...
Parliamo di due giochi usciti nella decade che copre gli anni '80 - 90, epoca in cui quel poco di tette e culi che un adolescente poteva aspirare di vedere consisteva in:
- Sperare di riuscire a vedere Colpo Grosso di nascosto in Tv lontano da occhi indiscreti.
- Girovagare con fare lascivo per edicole nel tentativo di gettare l'occhio sulle riviste e videocassette porno messe lì in bella mostra.
- Girovagare per luoghi abbandonati nel tentativo di imbattersi in un rivista porno gettata ed abbandonata da qualcuno che non era difficile immaginare per cosa l'avesse usata...

Ma non divaghiamo e torniamo a noi, quali erano questi giochi in questione?
Il primo credo lo conoscano quasi tutti i trentenni, parlo ovviamente di Gals Panic.
Gals Panic è un puzzle game a schermo fisso prodotto nel 1990 dalla Kaneko il cui scopo era piuttosto semplice:
Si teleguidava attraverso il gioco un cursore che aveva l'obiettivo di scoprire la silhouette che contrassegnava la schermata del livello.
Tutto questo cercando di evitare di farsi prendere dal nemico di turno che livello dopo livello diventava sempre più bastardo e più difficile da evitare.
All'inizio del gioco ci veniva data la possibilità di scegliere tra sei ragazze, la cui silhouette sarebbe stata poi quella da scoprire durante il gioco.
Le ragazze immagino fossero delle attrici giapponesi ingaggiate per il gioco, ricordo ancora qualche nome:
Shiori, Nami, Marina, Emi ed altre due che adesso non mi sovvengono.
Il gioco era diviso in tre manches ed al completamento di ognuna la silhouette della ragazza diventava sempre più svestita.
Nella prima immagine la vediamo in posa sexy ma vestita, nella seconda in intimo e nella terza a seno nudo.
In queste prime tre manches del gioco ovviamente il fotogramma della ragazza è pixellato, mentre dopo aver superato tutte e tre le manches del gioco finalmente compare la vera foto della ragazza in tutta la sua nudità. :-P
Lo scopo del gioco è completare tutti e sei livelli ( divisi per tre ) e quindi spogliare tutte le ragazze.
Ovviamente nel gioco sono presenti anche power up ed altri oggetti che possono facilitare come rendere ancora più difficile la missione.
Molto vario anche il comparto nemici che cambia in ognuno dei sei livelli che comprendono il gioco.
Era o non era il sogno di ogni adolescente?
Ricordo che all'inizio si faceva la fila per giocarci. :-P
Per carità, con gli occhi di adesso è un giochetto piuttosto innocuo, ma ammetto che all'epoca soprattutto le prime volte che ci giocavo, seppe procurarmi parecchi bollori ed anche imbarazzo soprattutto quando qualche adulto mi gironzolava intorno e faceva qualche battutina sul perché giocassi a quel coin-op. :-P
A parte le ragazze, Gals Panic era un gioco piuttosto divertente che ha avuto numerosi seguiti e che mi diverto talvolta ad emulare.





Il secondo gioco è molto più vecchio ed anche diciamolo molto più ingenuo e semplicistico.
Trattasi della versione per Commodore 64 dello Strip Poker con protagonista la tascabile bomba sexy degli anni '80, Samantha Fox.
Lo scopo era semplicissimo: battere a Poker Samantha e farla spogliare sempre di più.
Emblematica ed indimenticabile la schermata finale in bianco e nero del gioco che la vedeva a seno nudo.
Con gli occhi di adesso è un gioco dal reparto grafico e sonoro che sfiora l'infimo, ma all'epoca ai miei occhi da decenne ( il gioco è dell'86 ), vedere le tette di Samantha Fox non era cosa di tutti i giorni. :-P
Gioco da emulare con in sottofondo la canzone simbolo dell'omonima cantante, la tamarrissima quanto meravigliosa Touch Me. :-)



martedì 16 settembre 2014

La porta dietro l'armadio.

C'è una porta introvata (o perdutae la memoria è la chiave che la apre". Stephen King


Le luci delle automobili che passavano di notte sembravano creare strane forme sul muro.
Non riuscivo a prendere sonno ed avevo paura.
Dormivamo in quattro in stanza, ma al buio ci si sentiva comunque soli.
Gli occhi andavano allo scantinato, dove ci raccontavamo si potesse nascondere qualche mostruosità e soprattutto indugiavano verso l'armadio e alla porta che vi era nascosta dietro.
Era l'estate degli 11 anni, la prima passata ospite da mia zia.
Estate di giochi, corse, giocattoli, mare, videogiochi e di film e racconti dell'orrore.
Ed in quelle sere, inesorabilmente, si aveva paura.
Si aveva paura di quella strana porta nascosta dietro l'armadio e si aveva paura di quelle ombre che sembravano persone o mostri deformi.
Era chiaro fossero i riflessi dei fari dell'auto che ingrandivano la forma dei mobili, ma vallo a spiegare ad una mente undicenne infarcita di spiriti, fantasmi e lupi mannari.
E così in un giorno torrido come tanti altri, si decide di trovare la chiave e di tentare di aprire questa misteriosa porta nascosta dietro l'armadio.
Volevamo esorcizzare la paura oppure la curiosità era più forte della fifa, non lo so, non lo ricordo.
Ricordo i passi ovattati, i movimenti silenziosi per non farci sentire dagli adulti che stavano al piano di sotto, ricordo la chiave che inserimmo nella toppa e l'emozione e la titubanza nell'aprirla.
Era una porta comunicante che dava in una casa abbandonata.
Una cosa strana, che quando ci penso, mi pare strana tuttora.
Ricordo la polvere e il pavimento di legno.
Ricordo gli scricchiolii quando ci misi un piede sopra.
Ricordo il portafoto argentato con la foto in bianco e nero di una vecchina dallo sguardo torvo, severo.
Ricordo quel comò marrone antico su cui era poggiata la foto e le tante ragnatele sparse negli angoli della casa.
O meglio di quel poco che si vedeva dalla posizione in cui mi trovavo.
Provai a fare un passo ed entrare ma avevo paura che il pavimento non mi reggesse.
Avevo paura mi potessero ritrovare a chilometri di profondità, chissà dove.
Ma uno dei miei due cugini entrò.
Ricordo il rumore delle assi di legno ed i suoi passi felpati, incerti.
Arrivò fino al comò e lo aprì.
Si mise a frugarci dentro e poi lentamente come era entrato ne uscì con uno sguardo fiero, orgoglioso.
Pensavamo avesse trovato chissà quale trofeo.
Nella mia mente pensavo a qualcosa di misterioso, ma così non fu.
Non si trattava altro che di un portachiavi dei mondiali di calcio in Argentina del 1978. 

Ancora adesso che sono passati così tanti anni, mi domando se quella porta a casa loro esiste ancora e se ancora esiste quella casa polverosa ed abbandonata che si trovava alle spalle.
E chissà se il quadretto con il volto di quella vecchina è ancora lì, in attesa di posare lo sguardo su qualcun'altro...


venerdì 12 settembre 2014

Il Ciclo di Hap & Leonard - J.R.Lansdale

Prima di lanciarmi nel lungo e talvolta tortuoso percorso di conoscenza delle opere di J.R.Lansdale erano sempre due le opere che vedevo citate e consigliate dappertutto: La Trilogia Del Drive - In e il ciclo di Hap & Leonard.
La trilogia è stata il mio battesimo del fuoco con questo autore, il ciclo di Hap & Leonard la chiusura del cerchio di un periodo che ha visto questo autore assoluto protagonista delle mie letture.
Ma bando alle ciance e parliamo più specificatamente di questo ciclo di libri dello scrittore texano, ciclo che lo ha consacrato e balzato agli onori della cronaca e che vanta un nutritissimo seguito di lettori in tutto il mondo.
Il ciclo è composto da otto volumi più qualche raccontino sparso in varie raccolte ed è ancora in prosecuzione, visto che è già stato annunciato il nono capitolo della serie: Blue To The Bone.
La serie di otto libri ( tutti editi in Italia ) è composta da:

- Una Stagione Selavaggia (1995)
- Mucho Mojo (1994)
- Il Mambo Degli Orsi ( 1995 )
- Bad Chili ( 1997 )
- Rumble Tumble (1998 )
- Capitani Oltraggiosi ( 2001 )
- Sotto Un Cielo Cremisi ( 2009 )
- Devil Red (2010 )

Parlarne non è facile, perché questa serie di libri sfugge ad una precisa catalogazione.
Sono libri action, noir, hard boiled, thriller, talvolta grotteschi, forse il genere più preciso in cui inserirli è quello pulp.
Non a caso qualcuno paragona i personaggi creati dalla penna di Lansdale a quelli cinematografici di Tarantino.
Ma a dirla tutta è proprio la storia stessa che somiglia moltissimo ad un serial fatto su carta.
Poiché pur trattando di storie ed ambientazioni spesso diverse tra loro, segue pedissequamente un canovaccio ben preciso che si ripete libro dopo libro:
personaggio del romanzo da salvare / vendicare, scazzottate, sparatorie, malviventi sempre più tosti e sopra le righe, belle donne, sesso.
E allora direte voi, se il canovaccio è sempre quello, cos' ha di bello questa serie?
In primis la scrittura tagliente, affilata, potente e coinvolgente di Lansdale.
In secundis il carisma dei personaggi protagonisti di quest'opera, Hap e Leonard.
Ed è nella geniale creazione di due personaggi così vividi ed evocativi che si annida la bellezza di questi libri.
Nel legame indissolubile tra queste due persone, un rapporto più forte di qualsiasi avversità e pericolo e che travalica i confini di qualsiasi diversità razziale e sessuale.
Un legame talmente forte che l' andare a rischiare la vita insieme per i motivi d'interesse di uno o dell'altro, lo fanno sembrare così naturale che sembra stiano andando a prendersi un caffè e non incontro ad un probabile pericolo mortale.
Sono praticamente l'uno la famiglia dell'altro.
Hap è bianco, etero, una sorta di antieroe romantico che finisce sempre con il mettersi nei guai a causa di qualche donna.
Leonard è nero, gay, una persona più diretta e priva di scrupoli, soprattutto se è convinta di fare ciò che è giusto.
La loro amicizia dissacrante, ironica, condita da  spacconate ed esagerazioni è certamente il tema portante della serie.
Certamente molto più dei mirabolanti guai in cui i due andranno ad infilarsi romanzo dopo romanzo.
Questo può essere visto come un difetto, per me invece è il vero motivo per cui questi romanzi hanno avuto molto più successo di altre sue opere.
Ogni romanzo è leggibile a sé stante, anche se è meglio partire da Una Stagione Selvaggia, visto che nonostante siano romanzi autoconclusivi, c'è una sorta di continuity narrativa che è meglio seguire dall'inizio per non spoilerarsi il destino di alcuni personaggi che gravitano intorno al duo protagonista.
Presi singolarmente invece non ho dubbi nell'affermare che Mucho Mojo e Il Mambo Degli Orsi siano i due romanzi della serie che ho preferito di più.
Anche se ad onor del vero, ho constatato che volume dopo volume la storia diventa via via più statica e meno incisiva.
Sebbene parliamo comunque di romanzi ben scritti, poco prolissi, ricchi d'azione e dannatamente divertenti.
Tanto divertenti che i primi cinque volumi mi sono scivolati via che è un piacere e non avevo nessunissima voglia di fermarmi.
Viceversa gli ultimi due, Capitani Oltraggiosi e Sotto Un Cielo Cremisi, ho fatto una fatica boia a finirli, tanto che spesso ho dovuto abbandonarli e riprenderli successivamente.
In questi due ultimi capitoli, il carisma di Hap e Leonard non è bastato a tenere vivo il mio interesse.
Nemici sempre più sopra le righe, situazioni paradossali, non nascondono le pecche di una saga che negli ultimi libri mi è apparsa un po' fiacca.
Non so se abbia influito il fatto di averli letti consecutivamente, ma alla fine ho mollato prima ancora di iniziare Devil Red, che aspetta ancora di essere letto.
Resta comunque un ciclo piacevolissimo, che soprattutto grazie al dinamico duo di protagonisti ha saputo intrigarmi,divertirmi ed appassionarmi.
A chi piacciono le storie di avventura, con personaggi Tarantiniani oppure che ricordano molto il duo action di film come Arma Letale o 48 Ore, direi che questa serie diventa una lettura imprescindibile.
Per quel che mi riguarda sono contentissimo di averla letta e di aver colmato tutte le mie lacune su J.R.Lansdale.
Scrittore che è diventato il mio fedele compagno di questi ultimi mesi e a cui sento di dire grazie e a presto, visto che impilato in mezzo agli altri libri c'è Devil Red che aspetta di essere letto.
Dovrà attendere un po' però, perché prima mi aspetta la lettura di La Bambola Che Divorò Sua Madre di Ramsey Campbell.
Un romanzo che cercavo da anni e che finalmente è entrato a far parte della mia libreria.










sabato 30 agosto 2014

Unico Indizio La Luna Piena - Stephen King

Non so in quanti si ricordano del film Unico Indizio La Luna Piena.
Uscì intorno al 1985 in USA ed arrivò in Italia qualche anno dopo nel contenitore Horror che andava in onda il venerdì sera su Italia Uno presentato dal mitico Zio Tibia.
Io e mio cugino, che in quel periodo frequentavamo le scuole medie, ci chiudevamo in camera al piano di sopra, nascondendoci dai parenti e ci piazzavamo fino a notte inoltrata davanti alla Tv.
Tenevamo una sorta di lista dei film che ci piacevano di più e non vedevamo l'ora il giorno dopo, di confrontare i nostri giudizi e la nostra esaltazione con gli altri ragazzini del vicinato.
Unico Indizio La Luna Piena, forse per via del protagonista che era un ragazzino sulla sedia a rotelle, ebbe un impatto notevole in termini di empatia nelle nostre menti, tanto che lo consideravamo quasi al pari di film come Nightmare, La Casa e L' ammazzavampiri, che per noi erano veri e propri cult.
Ed inoltre ci insegnò che i Licantropi venivano uccisi con un proiettile d' argento, cosa interessantissima su cui basare un'animata discussione il giorno dopo.
Questo film non l' ho più rivisto, ma negli anni in cui nacque e ed esplose la mia passione per le opere di Stephen King, venni a sapere che il film fu adattato da un suo libro ormai fuori stampa.
All'epoca compravo i libri del Re in maniera quasi compulsiva, arrivando in breve tempo ad averli tutti, eccetto quelli introvabili che erano Ossessione ( che comunque avevo letto grazie all'amico che mi aveva fatto conoscere le opere del Re ) ed appunto Unico Indizio La Luna Piena.
Entrambi pur essendo fuori produzione si trovano tuttora abbastanza facilmente nel circuito dell' usato e su internet.
Di Ossessione, che poi alla fine comprai, ne ho parlato specificatamente qui:

http://pirkaff.blogspot.it/2013/09/ossessione-stephen-king.html

Per quel che concerne Unico Indizio La Luna Piena, nonostante in questi anni abbia più volte controllato Ebay et similia nel tentativo di trovarlo ad un prezzo vantaggioso, diciamo che mi sarebbe toccato alleggerire e non di poco il portafoglio.
I prezzi spaziano dai 150 - 200 Euro e passa per la prima edizione pubblicata dalla Longanesi, alle 60 - 70 Euro della successiva uscita sotto l'etichetta CDE.
Il romanzo ebbe anche altre due ristampe targate Tea Due e Salani, ma sono quelle che circolano di meno nel circuito dell' usato.
Evidentemente, all'uscita delle stesse, se lo filarono in pochi.
Parliamo di un romanzo minore di Stephen King, nemmeno così noto, che addirittura non nacque come opera ma come calendario illustrato, ma che rappresenta a tutti gli effetti il Sacro Graal dei cultori delle opere del Re.
Perché ne parlo adesso?
Semplicemente perché me lo sono ritrovato davanti pochi giorni fa.
L'ho già spammato appena successo su Twitter e su Facebook, perché la cosa mi ha scosso e mi ha lasciato con un magone tale che avevo l'esigenza di condividerla.
Ma partiamo dal principio:
Volevo comprare un libro di Ramsey Campbell che cerco da un po' di tempo su Ebay, quindi prima di fare un'offerta decido di passare dall'unico rivenditore di libri usati della mia città, nella speranza di trovarlo e di evitarmi quindi l'asta.
In quel negozio disordinato, con i libri impilati ed impolverati uno sull'altro, non ci entravo da anni.
Ho sempre avuto la percezione che il gestore pur mostrandosi sempre gentile e disponibile, pensi a me come un potenziale ladro o chissà cosa.
Nei miei confronti ha sempre avuto quello sguardo tra l'indagatore e il sospettoso, evidentemente gli avrò dato motivo per pensarlo, chissà, magari avrò fatto qualche movimento strano o qualche volta mi sarò sistemato il giubbotto in modo sospetto, non lo so e non mi interessa, sono problemi suoi.
Comunque decido di tornarci e il tipo conoscendo i miei gusti afferma che gli sono appena arrivati una sfilza di libri horror, tra cui alcuni di Stephen King.
In mezzo a quella pila di libri vedo spiccare la copertina lucida nera dell'edizione CDE di Unico Indizio La Luna Piena.
Mi si illuminano gli occhi, ho quasi le palpitazioni.
Il libro non era prezzato, ma conoscendo la sua ignoranza nel campo dell'horror, traggo la speranza di riuscire a portarlo via ad un buon prezzo.
Anni prima, nella stessa libreria, era in vendita una copia di Ossessione a 6 Euro, quando su Internet viene venduto spesso tre, quattro volte tanto.
Ho la speranza non dico di portarlo via a cinque, dieci Euro, ma almeno a 20 - 25.
Giuro, glieli avrei dati con tutto il cuore.
Ho preso il libro, l'ho sfogliato, mi sono goduto tutte le illustrazioni, me lo sono leggiucchiato un po' e gli chiedo il prezzo.
Il libro non era ancora prezzato, quindi per orientarsi effettua una ricerca su internet sparandomi la "modica " cifra di 40 Euro.
Mestamente abbasso il capo, non insisto nemmeno, saluto e vado via.
Non spenderò mai quella cifra per un libro.
Quando si tratta di cifre del genere, entrano in gioco prima di tutto la propria disponibilità economica, poi il peso ed il prezzo che ognuno di noi da' alle proprie passioni.
Va bene che è un'edizione rara, ma pur desiderandolo con tutto il cuore, non sono disposto a fare eccezioni per qualcosa che ritengo non valga quella cifra.
Non gliene voglio, è normale spararmi un prezzo del genere se su Ebay ed Amazon i venditori provano a piazzartelo a cifre abnormi, ma parliamo di un' opera che un giorno qualcuno potrà persino decidere di ristampare, non vedo perché arrivare a spendere così tanto.
E' solo un libro dopotutto o sbaglio?
Certo, da quel giorno mi porto addosso un magone non indifferente e ci penso con rimpianto.
Dopotutto, è l'unica opera di Stephen King che manca nella mia libreria.
Ma non mollo, prima o poi l'avrò.
E' pieno di gente in rete che questo libro è riuscito a portarselo via anche a modiche cifre nelle bancarelle e nei mercatini e conto, prima o poi, di avere la stessa fortuna anch'io.
Chissà.








sabato 23 agosto 2014

Oculus

Da adolescente ogni specchio era mio.
Non ero un vanesio e nemmeno così figo da innamorarmi della mia immagine tipo Narciso, semplicemente stavo sempre a controllarmi il ciuffo su qualsiasi superficie riflettente possibile ed inimmaginabile.
Ma chiunque sia l'entità che governa le nostre leggi terrene mi ha punito, visto che al massimo adesso posso specchiarmi giusto la stempiatura e la pelata. :-P
Scherzi a parte, gli specchi sono sempre stati affascinanti, figuriamoci quindi se non vengono usati per le loro storie da scrittori e cineasti vari, soprattutto fantasy e horror.
Mentre guardavo Oculus mi è tornato in mente anche un racconto breve di Stephen King pubblicato nella raccolta Scheletri dal titolo La Falciatrice che molto ricorda il film di Mike Flanagan.
Nella storia del Re, i " fortunati " che nello specchio vedevano riflessa l'immagine della " falciatrice " scomparivano, qui vengono posseduti, non siamo mica così distanti.
Posso dire subito che Oculus mi è piaciuto, sebbene la parte ambientata nel presente, pur avendo delle belle scene d'impatto, mi è piaciuta molto di meno rispetto a quella ambientata nel passato dei due protagonisti.
Figa l' idea di raccontare in parallelo presente e passato ed i flashback non appesantiscono e nemmeno rendono confusionaria la trama, grazie all'ottimo montaggio delle scene.
Certo, succede poco, il film gioca spesso sull'horror psicologico più che su quello visivo, ma ho apprezzato sia la scelta di mostrare molto poco il male che alberga nello specchio, sia quella di un male che si insinua in maniera lenta ma inesorabile nella vita e nelle menti dei protagonisti.
E poi quello specchio è bellissimo, lo vorrei a casa. :-P
Non parliamo sicuramente di un capolavoro visto che ci troviamo davanti la solita possessione di un oggetto/persona, ma il film il suo lo fa.
Sono contento di averlo recuperato.
Pollice su. 




sabato 16 agosto 2014

Three Wonders

Three Wonders è un Coin Op prodotto dalla Capcom nel 1991.
La particolarità principale del cabinato è che conteneva tre giochi in uno, con i primi due che erano uno il seguito dell'altro.
All'epoca era una cosa piuttosto atipica che portò al gioco una certa fama nel bar sotto casa in cui ero solito spendere le mie paghette.
Non a caso fu uno di quei cabinati che in termini di longevità durò più a lungo e che soprattutto grazie a Chariot e la sua estrema difficoltà rimpinguò certamente le tasche del gestore del bar, visto quanto ci incaponimmo un po' tutti quanti nel provare a chiuderlo.
Le monetine da 500 Lire andavano via che era una bellezza.
Emulati adesso i tre giochi si difendono ancora benissimo, quantunque in italiano trovarne recensioni ed informazioni è cosa non facile.
Ed io che pensavo fosse un Coin Op stranoto.
Comunque c'è una bella e divertente recensione su nonciclopedia.
Per chi volesse leggerla schiaffo il link qui sotto:

http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Three_Wonders

Ma parliamo meglio dei tre giochi che compongono questo cabinato, che sto emulando con estremo piacere in queste torride giornate agostane.

- Midnight Wanderers :

Midnight Wanderers è un bellissimo platform a scorrimento orizzontale, molto curato graficamente ma che purtroppo ha un difetto piuttosto grosso: è facile ed è corto.
Il gioco è composto da cinque livelli ed una volta imparata la meccanica del gioco ed il posizionamento dei nemici e dei boss di fine livello, chiuderlo non è certo una mission impossible.
Quantunque in quel poco, regala una gran bella dose di divertimento.
Il gioco ha dalla sua una gran bella trama ed un ottimo design dei personaggi.
I protagonisti della vicenda sono Lou e Siva due personaggi che sembrano una via di mezzo tra degli gnomi e dei folletti, incaricati di liberare il loro mondo che è stato soggiogato dal demone Gaia.
Il loro scopo è recuperare l'aliante magico denominato Chariot, liberare le loro terre e la principessa Sena.
Grafica eccelsa, dettagli curatissimi, varietà di armi e nemici, fanno di questo action game una bellissima esperienza.
A conti fatti Midnight Wanderers ricorda una versione più evoluta e fantasy di Ghost 'n Goblins con cui ha in comune la particolarità della morte non istantanea.
Se in GnG una volta colpiti si perdeva l'armatura, in MW perdi tutto il vestiario e rimani seminudo fino a quando non trovi il forziere che ti dona  nuovamente il capo vestiario. 
Senza girarci intorno, Midnight Wanderers è un gioco che tutti gli appassionati del retrogaming dovrebbero conoscere ed apprezzare a dovere.
Merita e non poco.

- Chariot:

Tanto bello quanto difficile, Chariot è un signor Shoot' em up.
E' in pratica una sorta di sequel con gli stessi protagonisti di Midnight Wanderers ( Lou e Siva ), questa volta in missione aerea.
Il gioco è semplice nella descrizione quanto difficile nell'esecuzione.
Pilotando il Chariot ovvero l'aliante magico del primo gioco, Lou e Siva dovranno superare sette livelli e sette Boss finali e completare la loro missione.
In cosa consiste la loro missione non lo so, io questo gioco non sono mai riuscito a finirlo.
Ci ho speso non so quanti soldi e tempo senza cavarne un ragno dal buco.
Ovviamente nemmeno adesso che lo sto emulando spesso e volentieri, riesco ad andare oltre il quarto livello con una singola partita.
Forse alla Capcom volevano compensare la facilità del primo episodio con un seguito dannatamente frustrante e complicato.
Al di là di questo, Chariot è comunque uno sparatutto straordinario.
Boss di fine livello accattivanti, grafica curatissima, velocità di gioco eccellente, lo rendono un'esperienza davvero divertente.
Peccato sia così dannatamente difficile.

-Don't Pull:

Don't Pull non centra una benemerita con gli altri due, pur essendo un simpaticissimo ( ma alla lunga noioso ) Puzzle Game.
Era certamente la terza scelta, quello meno giocato.
Don't Pull è un gioco a schermata fissa, dove lo scopo consiste nel lanciare i cubi sparsi nel livello addosso ai nemici, che di solito sono dei draghi sputa fuoco o degli esserini mollicci quanto velocissimi.
E' un gioco molto tattico in quanto bisogna cercare di mettere in trappola i nemici entro un tempo stabilito e successivamente lanciargli il cubo addosso.
Alla lunga il gioco l' ho sempre trovato snervante e ripetitivo.
In un certo senso mi ricorda un po' Bomberman, un gioco che adoravo ma che trovavo poco vario, nonostante lo scenario dei livelli cambiasse sovente.
Non che Don't Pull non mi divertisse e non mi diverta tuttora, ma dopo nove / dieci livelli mi passa già la voglia di giocarci e tendo quasi all'autodistruzione.
Resta comunque un gioco ben fatto e con una difficoltà ben calibrata.
A me annoia.
A voi chissà.




sabato 9 agosto 2014

Pillole di ricordi: Bis - Il Telequiz di Mike Bongiorno

Via con questo post easy, che è estate piena, fa caldo e di voglia ne ho poca.
Parliamo di ricordi.
Quei ricordi di cui forse dovrei vergognarmi, quei ricordi che mi fanno pensare che da piccolo non ero poi una persona così normale.
Ma bando alle ciance, che d'altronde si evince già dal titolo quello di cui sto per scrivere.
Come se non bastasse la mia insana passione fanciullesca per Coccolino, ero anche un fan sfegatato di Bis, il telequiz di Mike Bongiorno. 
Quiz che vide la luce nel 1981 e che andava in onda a mezzogiorno su Canale 5.
A quell'ora ovviamente ero a scuola, ma tutte le volte che non ci andavo per malattia, vacanza o chissà quale altro motivo, alle 12:00 ero seduto nella poltroncina a due posti davanti la Tv per non perdermi la puntata in corso.
Addirittura pranzavo lì.
Praticamente i miei dovevano portarmi il cibo sulla poltroncina, sennò non avrei mangiato.
Ed ero talmente fissato che mi feci comprare persino il gioco da tavolo.
Ci giocavo con mio fratello o mia sorella, ma se capitava anche da solo.
Per chi non lo conoscesse o lo ricordasse il gioco era piuttosto semplice:
bisognava indovinare gli oggetti sparsi in coppia nelle 36 caselle che componevano la schermata, sotto cui si nascondeva un Rebus da indovinare.
Due concorrenti si giocavano la vittoria in due manches, in cui dovevano indovinare più oggetti possibili e provare a risolvere il Rebus.
Chi indovinava, diventava vincitore della puntata, si portava a casa gli oggetti che aveva scovato nel tabellone ed anche un milione di Lire se riusciva a risolvere il Rebus.
Non era il gioco più bello del mondo?
Ai miei occhi d'infante,sì. 
Ah, ho scoperto che esiste una app che permette di giocare al gioco anche sullo Smartphone, quasi quasi la scarico. :-P

lunedì 4 agosto 2014

Anarchia - La Notte Del Giudizio

Io con la fantapolitica e la distopia ci sono sempre andato a nozze.
Quando poi entra in simbiosi con un altro dei miei generi preferiti ossia l'horror, vado in brodo di giuggiole e mi viene il sangue al naso come l'adolescente di un anime giapponese anni '80-90.
Quindi ho nutrito tante aspettative con La Notte Del Giudizio, ed altrettante con questo secondo parto.
Il primo film però non mi era piaciuto proprio perché la bellissima e geniale idea di base, non so se a causa del misero budget, veniva solamente descritta ed accennata e dal punto di vista urbano si vide davvero poco degli effetti della notte della sfogo.
All'epoca banalizzai un po' il film affermando che ci fu molta notte e poco giudizio, perché non mi andò giù l'idea che tutta la trama vertesse su una singola casa e una singola famiglia.
Anche se visto quanto ha incassato DeMonaco con la sua creatura, ha certamente avuto ragione lui. :-p
Anarchia, invece, fin dal trailer ambiva ad essere proprio il mio genere.
Infatti, la prima parte del film ha creato in me un enorme senso di attesa e di tensione per l'approssimarsi della notte della purga, mettendomi in empatia con i protagonisti della pellicola: sia verso coloro che vogliono essere parte attiva e partecipare all'onda di violenza, sia per coloro che ci si ritrovano dentro per caso o sfortuna.
Personaggi che diciamolo, per tutta la durata del film si riveleranno poi piuttosto banali ed ermetici, senza un minimo di personalità e di spessore.
C'è il macho giustiziere e misterioso che vuole vendicare la morte del figlioletto, una madre e una figlia di colore che vengono salvate dal suddetto, ed una coppietta che si ritrova nel pieno della notte della purga a causa della rottura del motore dell'auto.
Queste cinque persone faranno fronte comune nel tentativo di sopravvivere all'orda di violenza in atto sulle strade della Los Angeles del 2023.
Che poi, ci vuole una sospensione d'incredulità allucinante nella coincidenza che queste persone riescano ad incontrarsi e fare fronte comune in un agglomerato urbano grande come quello del centro di Los Angeles.
Per non parlare della mira infallibile del macho della situazione, un cecchino che manco Rambo e Commando messi insieme. :-P
Diciamolo chiaramente, il bello del film sono l'idea di base e quel senso di aspettativa e di tensione che le ore di anarchia riescono a procurare, perché al di là dell'azione, il film offre davvero poco.
Interessante la chiave di lettura politica, che la notte della purga altro non sia che un modo per togliersi di dosso la frangia più povera e disastrata della città, perpetrata dai ricchi e dai potenti.
Per quel che concerne il ritmo e l'azione, nulla da dire, è una pellicola  ben fatta che intrattiene a dovere per tutta l'ora e quaranta di film.
Probabilmente mi sarei divertito più nel vedere un film dal taglio più documentaristico che nel vedere quelle cinque persone, del cui destino dopo mezzora di corse e salvataggi improbabili vari, già non mi interessava più nulla.
Il risvolto politico e distopico offre poco, se non un gruppo di rivoluzionari, guidati da un uomo di colore davvero molto sopra le righe, che alla fine faranno la loro mossa.
Il finale personalmente l'ho trovato pessimo ed improbabile.
Il mio parere?
Come costruzione della trama è parecchio più interessante del primo capitolo, forse con un regista migliore e un approfondimento della tematica principale, poteva essere un gran bel film.
Invece si rivela un film buono dal punto di vista dell'azione, mediocre per quel che concerne i contenuti.
Ma se lo si guarda soltanto per quello che è, ovvero un Horror distopico, merita tranquillamente la visione.





martedì 22 luglio 2014

Le Origini Del Male

Le Origini Del Male è un film noioso e pomposo.
Vuole essere più di un horror, ma alla fine si dimostra un film vago e asfittico, dove praticamente non succede un cazzo.
La storia è tratta da una vicenda realmente accaduta negli anni '70, anche se con premesse ed esiti diversi, quindi giustamente romanzata verso l'horror per esigenze cinematografiche.
C'è di fatto però, che in un'ora e mezzo di film, di horror vediamo poco o nulla, è quel poco non è nemmeno granché.
E' un peccato perché ritengo il film abbastanza valido sia come sceneggiatura che come costumi, visto che gli anni '70 mi sembrano tratteggiati piuttosto bene.
E' un film che vuole prendersi troppo sul serio e che punta troppo al lato scientifico della vicenda.
La storia è quella di un esperimento ai danni di una ragazza con tendenze suicide ed apparentemente schizofrenica.
La ragazza asserisce di essere posseduta da un essere di nome Evey e si sottopone ad un esperimento scientifico guidato dal Professor Coupland con l'aiuto di alcuni studenti.
Il Prof. già in passato aveva effettuato lo stesso esperimento con un ragazzino, non con grandi risultati.
C'è tutta una storia sull'identità del ragazzino che dovrebbe essere uno dei misteri del film, sebbene sia un mistero piuttosto telefonato, diciamo la verità.
Mistero così easy che manco in Detective Conan o l'ispettore Gadget. :-P
Comunque tornando seri, gran parte del film è dedicato all'esperimento ed a qualche relazione piuttosto vaga ed ermetica tra alcuni dei personaggi.
Schermaglie amorose credibili quanto quelle di Beautiful e Centovetrine.
Personalmente trovo assurda la relazione tra il ragazzo addetto alla cinepresa e la ragazza schizofrenica, ma tant'è.
C'è anche una sorta di tresca tra il Prof e l'altra studentessa, fidanzata con l'altro assistente, ma sono cose talmente vaghe e messe lì tanto per su cui si sorvola tranquillamente.
Il film è tutto incentrato sulla lenta ma ineluttabile possessione della ragazza e sull'esito piuttosto nefasto dell'esperimento in questione.
Nel finale finalmente scorre un po' di sangue e d'azione ed il lato scientifico lascia che sia l' horror a scatenarsi, ma troppo tardi.
Belli i i titoli di coda, che mostrano le foto dei veri protagonisti dell' esperimento o così hanno voluto far sembrare, visto che ho letto da più parti che anche quelli erano attori in posa e non le fotografie dei veri partecipanti all'esperimento, la cui vera foto troneggia qui in alto mentre li vediamo impegnati in una seduta spiritica.
Insomma Le Origini Del Male è così brutto?
No.
Apprezzo il tentativo di un Horror più serioso e pseudoscientifico del solito, meno il risultato, ma d'altronde persino le premesse del vero esperimento erano piuttosto vaghe ed assurde.
Pollice su all'interprete del Professor Coupland, è riuscito a starmi sul cazzo fin da subito, quindi vuol dire che ha fatto egregiamente il suo dovere.
Menzione anche per l'attrice che interpreta la ragazza posseduta, talmente brava da sembrare veramente un'invasata.







sabato 19 luglio 2014

Fascinazione per i ruderi.

Post breve e piuttosto easy quest'oggi.
Sarà perché sono appassionato di horror e quindi le ho sempre collegate all'archetipo della casa stregata, ma sono da sempre affascinato dai ruderi e da qualsiasi palazzo / casa fatiscente abbandonato/a.
Manco io so perché, ma quando ne vedo una rimarrei incantato per ore a rimirarla ed a immaginare chi ci vivesse, come ci vivesse e il come e il quando fu abbandonata.
Ed è in momenti come questi, che mi farebbe comodo possedere il dono della psicometria.
Pazzia, curiosità, semplice coglionaggine?
Tutte e tre le cose,direi...